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Punta Manara

Sestri Levante

Eccoci ritornati nella Città Metropolitana di Genova, nel cuore di Sestri Levante ad esser precisi, per compiere un anello panoramico molto conosciuto per chi si approccia al trekking. Lasciamo l'auto in piazza Aldo Moro e ci dirigiamo al vicinissimo centro storico di Sestri, dove ha inizio la zona pedonale. Raggiungiamo ben presto Vico Del Bottone dove un cartello informativo ci ragguaglia con le indicazioni per la panoramica Punta Manara.
Imbocchiamo Salita alla Mandrella che per la felicità (davvero eh!) di Vale si tratta di una ripida salita incastonata tra alti muri che delimitano alcuni orti e uliveti. La via è pressochè un lastricato con lunghi gradoni che si sviluppa in toto in località Mandre. Segnaliamo che è qui l'impegno maggiore di tutto il percorso dovuto all'innalzamento repentino di dislivello. Terminata la salita proseguiamo su sterrato per una quindicina di minuti, raggiungendo il punto per noi più suggestivo del percorso, ovvero Casa Mandrella, dove sarà il panorama sulla Baia del Silenzio a rapirci e a concederci alcuni scatti davvero incantevoli, come quello riportato qui sopra. Un preludio questo che anticipa, poco dopo, la Colla Mandrella (113mt slm) dove incontriamo il primo bivio della giornata. Teniamo la nostra destra e ignorando la diramazione che conduce alla sommità del Monte Castello, proseguiamo quindi sul versante più esposto del promontorio; un polmone verde ricco di specie marittime, composto per lo più da lecci, querce da sughero, mirto, corbezzoli e pini. Lungo la via numerose sono le panchine installate in punti strategici e panoramici, tra le altre anche una in formato mignatura per dar sfogo alla fantasia dei più piccini. Una sorta di pensatoio socratico a tutto tondo. Proseguiamo decisamente in piano e raggiungiamo un secondo bivio che seguiamo sulla destra e che, in meno di 5 minuti, ci porta ad una a costruzione conosciuta come bivacco Manara, o “Spianata Del Telegrafo”. Qui sono presenti alcuni tavoli da picnic ed un pozzo coperto. Sul retro della struttura imbocchiamo una ripida scalinata che permette di arrivare al nostro obiettivo: punta Manara (166mt slm). Sul promontorio sono presenti i ruderi dell’antica torre di avvistamento; sorpassandola e stando ben attenti a dove si mettono i piedi raggiungiamo uno scoglio pronunciato dal quale si può godere di una spettacolare doppia vista: da una parte la Baia di Paraggi ed il promontorio di Portofino, dall’altra Riva Trigoso e la scogliera di Punta Baffe. Scattata la foto riportata poi di seguito, dove il cielo rigonfio di pioggia la fa da padrone, riprendiamo l'itinerario tornando al bivio incontrato poco prima di arrivare al bivacco. Seguiamo quindi la nostra destra, direzione Riva Trigoso. Scendiamo costeggiando il crinale sulle pendici del Monte Castello che ci pone dinnanzi il panorama su Riva Trigoso e il massiccio cantiere navale di Fincantieri, che domina la costa. Un ripido sentiero questo, che si sviluppa su grossi gradoni sconnessi, misti a pietrisco e sabbia finissima, tra villette e aree coltivate. Al termine raggiungiamo località Ginestra prima e il nucleo abitato di "Le Rocche" poi. Ritornati sull'asfalto, attraverso due passaggi impegnativi e ripidi, ci colleghiamo alla provinciale che interseca Riva e Trigoso.
Proseguiamo in direzione mare, verso la passeggiata a ridosso dell’ampia spiaggia di sabbia. Una veloce pausa ristorativa in uno dei tanti locali costieri eriprendiamo la marcia. Ripercorriamo a ritroso buona parte dell'ultimo pezzo di sentiero dell'andata ritrovando il bivio che avevamo seguito sulla destra, invertendone il senso. Teniamo nuovamente la destra risalendo il pendio che conduce abbastanza velocemente ad un'edicola dedicata alla Madonna della Neve, sulla Costa Ravino. Questò è il primo dei tre tempietti che incontreremo lungo la via del ritorno, seguiranno poi quello posto a ridosso del Colle della Madonetta e l'altro poco più in basso, dove è rimarcato anche il segnavia di questo tratto di sentiero, due pallini rossi affiancati.
In pochissimo tempo raggiungiamo un primo gruppo di case in cui l'Azienda Agricola Cantine Cattaneo porta avanti la sua tradizione culinaria in ambiente ricercato e molto raffinato. Da qui, verso sinistra, ci troviamo a percorrere la via vicinale della Madonnetta dove, da li a qualche decina di metri, si apre il parco comunale intitolato a Nelson Mandela, ricavato dalla bonifica della zona sulla quale sorgeva un’area industriale dismessa della FIT (Fabbrica Italiana Tubi). Si tratta di un parco urbano di circa 33.000 mq che comprende una piscina coperta da 33 metri corredata di palestra, area fitness e servizi, di una piscina esterna olimpionica da 50 metri e ancora un’area di circa 2.000 mq per lo sgambamento dei cani, un campetto polivalente, alcuni giochi per i più piccoli compreso un piccolo parco avventura, un percorso acrobatico forestale con piattaforme collegate tra loro da passerelle, travi, reti e funi.
Inoltre ecco ancora una pista di atletica leggera omologata dalla FIDAL come “athletics ground” con un rettilineo per i 100 metri piani e i 110 ostacoli; l’impianto è integrato con le pedane per il salto in lungo e salto triplo, oltre ad avere uno spazio per il lancio del peso e per il “vortex”, uno sport propedeutico al lancio del giavellotto. Un fiore all'occhiello non solo per Sestri Levante ma per tutta la provincia di Genova. Fiancheggiamo il parco e ci immettiamo quindi su Via Della Chiusa raggiungendo nuovamente piazza Aldo Moro per posare gli zaini in macchina e per cambiarci.In questo frangente ritorniamo verso il centro storico di Sestri Levante che sicuramente merita una visita più approfondita sotto il profilo storico/culturale, ma anche e soprattutto (in questo caso) per la ricerca di un ristoro. Passati davanti alla storica Villa Balbi, antica residenza gentilizia della famiglia Brignole risalente al XVII secolo ed oggi riconvertita a lussuoso hotel, ci imbattiamo in una trattoria tipica dove ad attirarci è il menù di pesce. Siamo nel pieno centro del paese, in Via XXV Aprile, dove appunto ci sediamo nella trattoria "Turin". Mentre ordiniamo un buon fritto io e un piatto vegetariano la Vale, accanto a noi un anziano del luogo ascolta i nostri discorsi orientati alla stesura di questo pezzo e richiama la nostra attenzione: "zuenotti" ci dice, "a ve cunto unn-a stoia de chi che de seguo nun sagete mica". Tra di noi ci diciamo, quando non cerchiamo nessuno finisce sempre che il destino ci fa incontrare le persone giuste al momento giusto. Il signore si chiama Stefano e abita a Sestri dal '58, è un po' sordo e parla solo dialetto, e questa è la storia che ci ha narrato. (l'abbiamo un po' rivisitata per renderla comprensibile) "Esiste una leggenda molto legata alla Sirenetta di Andersen, quella che si trova a Copenaghen sapete, in...beh lassù al nord. Sestri Levante è chiamata anche città dei due mari vista la sua particolare conformazione geografica. Tutto il centro storico dove ci troviamo ora sorge su un isolotto che è collegato alla terraferma da un lembo di terra che forma due baie ben distinte, quella delle Favole e quella del Silenzio. Ed è proprio a questa finissima striscia di terra che fa riferimento la storia che narra l’origine di Sestri Levante.
Nel nostro mare sorgeva un’isola disabitata, rigogliosa, dove vi regnava la pace più assoluta. L'isola era talmente incantevole che il dio Nettuno decise di dedicarla a una delle sue figlie, la bellissima sirena Segesta.
Per proteggere l'atollo dalle incursioni dei pirati, il dio del mare affidò alle nereidi il compito di supervisionare costantemente la zona. Mentre le ninfe potevano emergere dai fondali per sorvegliare l'isola, i tritoni erano costretti a rimanere sul fondale per non disturbarle nello svolgimento del loro compito. Un giorno, però, il tritone Tigullio, udito il meraviglioso canto della sirena, disobbedì all’ordine del padre ed emerse dal mare per nuotare verso la riva. Qui incrociò lo sguardo di Segesta che era intenta a specchiarsi nelle acque limpide del Mar Ligure e se ne innamorò immediatamente. La sirena, occupata a cantare, si sentì toccare la coda dal bel tritone e, accortasi così di Tigullio, ricambiò all’istante il suo amore.
Il dio Nettuno non tardò a scatenare la sua ira e, mediante il suo tridente magico, pietrificò i due giovani. Fu così che il braccio di Tigullio e la coda di Segesta vennero uniti formando un unico pezzo che finì per collegare l'isolotto alla terraferma.
Nacque così il nome di Segesta Tigullorum, l’odierna Sestri Levante".
Una leggenda come si deve data la presenza dei miti greci ma una storia d'amore come questa non vi ricorda altro?
Hans Christian Andersen, lo scrittore danese, soggiornò a Sestri Levante nel 1833 e, con ogni probabilità, prese proprio spunto da questa antica leggenda per scrivere una delle sue fiabe più note, "La sirenetta", pubblicata qualche anno più tardi. Di sicuro non fu Stefano a raccontargliela, ma ci piace credere che possa essere successo proprio com'è accaduto a noi oggi, per puro caso.
C'è anche chi dice che il nome "Baia Del Silenzio" arrivi dalla quiete che si respirava al tempo delle sirene, quando l'atollo era indipendente nel mare e che il nome Baia delle Favole risulti proprio dalla storia della sirenetta.
Altri attribuiscono ad Enzo Tortora l'origine di questo nome, ma Stefano ormai è andato a casa e noi non possiamo più chiederglielo.

Route in Zahlen

h 3:30

Reisezeit

8,50 Km

Pfadlänge

390 mt

Höhenunterschied

Galeriepfad

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