La funivia di Rapallo per Montallegro
Rapallo - Zoagli
Se per raggiungere il santuario della Madonna della Guardia l'imponente opera della guidovia non venne mantenuta ed è oggi in disuso, diversa sorte è toccata alla funivia Rapallo-Montallegro, di cui vi racconteremo in questo itinerario.
Ci troviamo nel cuore del comune di Rapallo, nella Città Metropolitana di Genova, più precisamente in piazzale Solari nel quartiere Betti, dove posteggiamo l'auto in attesa di acquistare il nostro biglietto di sola andata per raggiungere il santuario di Montallegro.
Fu nel marzo del 1928 che venne costituita la Società Anonima Funivia Rapallo-Montallegro con lo scopo di creare l'unico impianto di risalita su fune presente ancora oggi in Liguria. Si dovettero attendere quasi sette anni prima dell'apertura definitiva dell'impianto al pubblico, garantendo da allora molteplici corse quotidiane. Affrontiamo così un viaggio di circa 10 minuti percorrendo una lunghezza inclinata di 2.390 metri per un dislivello di 600 metri circa. Raggiunta la seconda stazione funicolare indossiamo lo zaino sulle spalle ed iniziamo la trekkinata vera e propria. Percorriamo una breve salita e solchiamo un lungo viale acciottolato fino ai piedi di un'imponente scalinata che ben presto ci conduce sul sagrato di uno dei più importanti luoghi sacri per i rapallini, dando adito al fatto che risulti essere anche uno dei più importanti luoghi mariani di tutta la Liguria.
Edificato dalla popolazione rapallese tra il 1557 e il 1558, assieme all'annesso ricovero per i pellegrini, secondo la tradizione, il 2 luglio 1557 avvenne l'apparizione della Vergine Maria al contadino Giovanni Chichizola, originario di San Giacomo di Canevale, frazione del comune di Coreglia Ligure. Durante l'apparizione la Madonna lasciò in dono al contadino un quadretto di arte bizantina raffigurante la Dormitio Marie (il Transito di Maria Santissima), da donare alla comunità rapallese come prova dell'accaduto. Ovviamente il racconto dell'apparizione alla comunità valse al povero contadino l'appellativo di "pazzo visionario" così, sconsolato e provato dall'evidente sfiducia, si recò dal parroco del paese dove potè trovare conforto.
I due tornarono insieme al presunto luogo dell'apparizione dove, di fatto, poterono constatare la presenza del citato quadretto. In quell'occasione il curato decise di trasportare questa effigie a Rapallo in un luogo più sicuro ma il mattino seguente la tavoletta fu ritrovata nuovamente sul monte Letho. Appurata la veridicità dell'apparizione e con la diffusione del culto religioso verso la Madonna di Montallegro, si rese ben presto necessaria la costruzione di un adeguato luogo di preghiera dov'è tutt'oggi.
Usciti dalla chiesa, spalle all'abside, svoltiamo a destra per iniziare l’itinerario a piedi seguendo le indicazioni per il ristorante "Pellegrino", passiamo dietro all'edificio. Un pannello informativo che ci si palesa davanti, però, ci sprona ad effettuare una piccola variante al percorso che abbiamo ideato in precedenza, indicandoci la via verso la cima del monte Rosa (692mt). Dal santuario ci si impiegano davvero pochi minuti solcando una lastricata che potremmo definire di alta valenza storica; infatti, fu proprio presso la spianata che troveremo alla sommità del monte che il grande fisico ed inventore Guglielmo Marconi realizzò una serie di esperimenti con le comunicazioni radiotelegrafiche, collocando in questo posto la stazione radiotrasmittente principale.Furono proprio gli anni Trenta del Novecento che videro l'inventore bolognese, impegnato nel Golfo del Tigullio, compiere una serie di prove sperimentali utilizzando principalmente le trasmissioni in microonde. La stazione radiotrasmittente venne ubicata quasi sulla cima del Monte Rosa, riadattando ad hoc un chiosco in legno per la vendita di verdure e ponendolo appositamente in quel punto per ospitare i rudimentali apparati trasmittenti. La sua innovativa scoperta è il preludio dell'attuale controverso uso del 5G in quanto le trasmissioni impiegate con le onde a corto raggio possono sì essere direzionate solo a chi destinate ma non sopportano interferenze fisiche sulla linea, siano essi alberi o persone.
Ridiscendiamo lungo il percorso verde dove sono collocate alcune stazioni della Via Crucis e, in circa cinque minuti, raggiungiamo il ristorante "Casa del Pellegrino" edificato proprio sopra l'antica cisterna dell'acquedotto che viene tutt'ora alimentata dalla sorgente del Monte Rosa. L'edificio, in stile ottocentesco, ha la caratteristica torretta a merletti che lo fa emergere in altezza dalle fronde degli alberi. Oltrepassata la struttura ricettiva si procede in piano lungo il sentiero "Alta Via" per poi ritrovarci in un ombroso bosco di castagni e lecci con numerose piante di felci che fungono da sottobosco; un tratto molto piacevole dalle note fiabesche che, pur essendo privo di scorci panoramici, dona un innato senso di pace e spiritualità. Pieni di energie positive raggiungiamo quindi località Pianalunga nei pressi del Monte Castello (666 mt) sino a raggiungere un importante bivio - indicatore 71 BIS B - che ci conduce su di un sentiero che si apre alla nostra sinistra, verso la sommità del Monte Zuccarello. Raggiunta quota 619 metri comincia la parte divertente; da qui in poi dovremo affrontare una discesa continua che non si interromperà mai fino al raggiungimento della frazione di Zoagli, Sant’Ambrogio.
Il tratto che parte dal monte Castello sino al monte Zuccarello è quello su cui possiamo godere dei panorami su Chiavari e Sestri Levante; attenzione solo ai primi 300 metri di percorso nei quali la ringhiera posta a protezione dal dirupo sottostante è piuttosto fatiscente e instabile, non è consigliabile farvi affidamento. Uscendo dal bosco imbocchiamo l'innesto sulla carrozzabile di Località Vallette, preludio al passaggio su di una scalinata a gradoni acciottolati un po' sconnessi che ci accompagnano sino alla Cappella di Sant'Isidoro, in via San Bernardo.
Dallo stile molto semplice e lineare e con il tipico portico-pronao delle architetture assistenziali dell'epoca, avalliamo l’ipotesi che in passato la cappella abbia assunto funzione di foresteria, offrendo la possibilità di un primo ricovero ai viandanti impegnati a percorrere il sentiero devozionale verso il Santuario di Montallegro.
Seguendo il segnale a forma di rombo e avanzando ulteriormente in discesa su via Cornice di Sant'Isidoro, raggiungiamo quindi la chiesa di Sant’Ambrogio della Costa, a Zoagli.
Il panorama che si gode dall'antistante piazza è davvero unico e affascinante. Ci fermiamo qualche istante a ristorarci e riempiamo le borracce. Entriamo in chiesa per poterne ammirare gli interni e veniamo rapiti dall'affresco posto proprio sopra la navata centrale, attribuito a Nicola Neonato, pittore e scultore di Borzonasca, attivo nel genovesato attorno agli anni Cinquanta del secolo scorso. Sopra le nostre teste ben duecento metri quadri di soffitto sono stati raffigurati con oltre trecento personaggi, rendendo l'opera una delle più belle del comprensorio.
Usciamo dal luogo sacro e ci dirigiamo verso Sud Ovest imboccando la scalinata in discesa dinnanzi a noi per seguire, ovviamente al contrario l'indicazione "Salita Sant’Ambrogio". Questa strada, fiancheggiata da splendidi giardini, segue il perimetro di una villa molto particolare: Villa Gigia.
L’edificio ubicato sul percorso di crinale che ci condurrà su via Pietrafraccia, è un complesso costituito da due corpi, due torri di altezze diverse di cui una probabilmente impiegata come torre d'avvistamento. In passato queste ultime venivano utilizzate dalle milizie per la trasmissione di notizie attraverso segnali luminosi o di fumo, oppure, come rifugio.La classica forma rettangolare, propria dell’architettura militare dei secoli XIV e XV, venne spesso inglobata in costruzioni successivamente adibite ad abitazione e rese pertanto le torri quasi irriconoscibili. Giunti in prossimità della via Aurelia ci imbattiamo nell'ingresso dei giardini di Villa Tigullio, presso la porta di Villa Porticciolo, che attraverseremo per dirigerci verso la conclusione della nostra trekkinata ad anello. Menzioniamo la splendida Villa Tigullio come sede del prestigioso museo del Merletto, nato in seguito alla chiusura di una celebre aziendamanifatturiera locale attiva nel settore. L'azienda esportò i propri prodotti oltre i confini della Liguria e dell'Italia, facendo conoscere anche all'estero questa speciale lavorazione e ricevendo tra l'altro diversi premi e riconoscimenti. Da qui in poi proseguiamo in piano passando davanti al suggestivo castello sul mare edificato intorno al XVI a seguito dell'incursione saracena avvenuta per mano del turco Dragut che culminò con il rapimento di ventidue fanciulle del luogo, poi fatte schiave dai pirati saraceni ad Algeri. La Rapallo della seconda metà del XVI secolo, fino ad allora, non disponeva di un'adeguata difesa di mura e le uniche postazioni difensive erano costituite dalle torri di avvistamento menzionate poc'anzi. Lo sbarco, che avvenne nell'oscurità notturna, fu pertanto rapido e facile per la flotta dell'ammiraglio turco. Una locale tradizione, che si celebra nei primi tre giorni di luglio, vede il castello simbolicamente dato "alle fiamme" e luogo di un immancabile spettacolo pirotecnico. Nello stesso periodo si festeggia l'Apparizione di Nostra Signora di Montallegro con la consueta "Sparata del Panegirico" mortaretti colorati accesi alle 12 in punto.
Route in Zahlen
h 2:55
Reisezeit
8,00 Km
Pfadlänge
670 mt
Höhenunterschied