Anello Della Rovere (Variante)
San Bartolomeo al Mare
Incastonata tra la Val Merula e la Valle di Diano, oggi andremo alla scoperta della piccola Valle Steria, bagnata dalle acque dell’omonimo torrente.
Questo toponimo pare possa derivare dall’antico termine “Ostilia”, che in latino significa “foce di fiume”, per via dell’importanza che assunse in tempi antichi la zona della sua foce, divenuto scalo marittimo per l’intera vallata.
Il nostro intento odierno è quello di spingerci alla scoperta della porzione di territorio alla destra dello scorrere delle acque, appartenente al comune di San Bartolomeo Al Mare, che si sviluppa dal centro storico sino alle pendici del monte Quagli. La nostra trekkinata inizia così da un punto molto caro ai sanbartolomeesi, ovvero il Santuario intitolato a Nostra Signora della Rovere, eretto nel piccolissimo quartiere medioevale detto della Rovere. Questo luogo ha origini molto antiche infatti, ancor prima dell’arrivo dei romani, veniva chiamato “Lucus Bormani”, dove “lucus” significa “bosco sacro”, “bor” sorgente e “man” dedica; per cui il “Lucus Bormani” stava ad indicare il “bosco sacro dedicato alla divinità ligure Borman”, il dio delle sorgenti. La figura di Borman era strettamente legata al culto delle acque calde sorgive; il suo nome deriverebbe dal paleoligure "borm": caldo, o fango, inteso come sorgente termale. Con la conquista del territorio ligure da parte dei Romani la radura sacra venne profanata per costruirvi l'insediamento conosciuto con il nome di Lucus Bormani, sostituendo la divinità ligure con una più affine all’Impero, ovvero la dea Diana. La mansio romana assunse fin da subito la funzione di area di sosta per le legioni in transito lungo la Via Julia Augusta. Negli anni Ottanta del Novecento, ne vennero rinvenuti i resti proprio accanto al posteggio dove abbiamo lasciato l’auto, ma non solo: anche durante i lavori di ristrutturazione del Santuario (3) furono scoperte tre sepolture tardo-romane, più o meno databili al III secolo d.C. Ipotesi consolidate nel tempo portarono gli storici a collocare un edificio sacro, forse di epoca paleocristiana, proprio alle fondamenta dell’attuale chiesa.
Dopo averne visitati gli interni (1) ci dirigiamo oltre la piazza, solcando una scalinata sulla nostra destra, che ci permetterà di attraversare la piccola manciata di case collegandoci all’asfaltata di via Cesare Battisti. (2)
In prossimità di una curva ci spostiamo sulla sinistra, fiancheggiando il rio Vallovaia fino a raggiungere la pineta soprastante. Una raccomandazione che vogliamo darvi è quella di prestare attenzione per tutto il tempo che impiegherete a risalire la vallata, poiché il sentiero che andremo a percorrere sarà interamente condiviso con un Up&Downhill di mountain bike: restate sempre a lato della via e seguite le indicazioni corrette destinate al trekking.
Passando sotto il cavalcavia dell’autostrada, si risale verso la località Monade per proseguire poi su ampia strada sterrata, attraversando un boschetto di roverelle e pini marittimi, dove si trovano numerose rampe per evoluzioni in MTB. Usciti dal boschetto teniamo la nostra sinistra e continuiamo la camminata su fondo misto, asfalto fino al bivio per un’abitazione e poi sterrato attorniato da bosco di macchia mediterranea ed ulivi. Ignorato un bivio che scende a sinistra, teniamo traccia in dolce salita fino a raggiungere un colletto sul quale si incrociano più vie. In questo punto l’assenza di segnaletica non aiuta perciò, lasciandoci la strada appena percorsa alle spalle, ci inerpichiamo sulla collinetta dinnanzi a noi, tenendo d’occhio il percorso di discesa del Maiali Trail che si sviluppa a lato, e condividendo il passo da trekkinatori con il circuito da cross country (XC). Con ogni probabilità, la via pianificata con il nostro fedelissimo GPS è stata modificata nel tempo per questioni legate al passaggio delle bici, infatti, se noterete nel file che metteremo adisposizione sul nostro sito web, potrete notare alcune variazioni. Orientandoci a braccio, raggiungiamo dei tralicci dell’alta tensione e costeggiando un pascolo di capre, ci facciamo guidare dal loro scampanellio sino alla sommità del rilievo.
Al bivio dove si incrociano il Trail dei Maiali e quello delle Vacche Morte passiamo alla destra di due piloni e proseguiamo verso nord per un breve tratto, svoltando quasi subito alla nostra destra dove incontreremo, da lì a poco, un altro traliccio dell’alta tensione. Ora inizia la discesa, quasi mai troppo ripida, se non verso la fine, quando percorreremo una scoscesa sassaia.
Intersecato un bivio dove si connettono due sterrate, proseguiamo diritti nel bosco, facendo attenzione a non percorrere il circuito per le MTB; seguendo una traccia che si stacca alla nostra sinistra ed intravedendo alcuni tetti di case tra le fronde degli alberi, raggiungiamo via Arboree. Qui, a lato di una villetta, si snoda una mulattiera che ci condurrà all’antica borgata di Pairola, seguendo in successione via Albavera e via Ruvoa.Giunti nell’abitato ci orientiamo seguendo l’indistinguibile rumore della provinciale e, oltrepassando il piccolo oratorio di Santa Caterina (4), sede della locale confraternita dei Disciplinati, arriviamo al capezzale della più imponente chiesa intitolata a Nostra Signora della Neve (5).
Il piccolo nucleo centrale di Pairola trova origine nel Basso Medioevo, più o meno attorno al 1300, sotto il nome di “Pairone del Cervo”, ma è solo un paio di secoli più tardi che alcuni manoscritti attestano l’esistenza di un edificio religioso intitolato all’Annunziata, proprio dove oggi sorge la parrocchiale.
Di diversa datazione è il campanile che, a causa di discussioni tra gli abitanti, il parroco ed il progettista, ci mise quasi un ventennio (1754 - 1773) per essere innalzato. L’economia locale, da sempre orientata all’olivicoltura, testimonia ancora oggi l’indole lavorativa del passato; si contano infatti numerosi mulini presenti sul territorio. Curiosi sono invece i molteplici rifugi antiaerei scavati nel tufo e nascosti tra le fasce ed i terreni qui vicino, oggi privati, che vennero costruiti tra il 1918 ed il 1944 per fuggire i bombardamenti delle guerre. Di tanto in tanto il Centro Sociale Incontro e la Protezione Civile di San Bartolomeo al Mare, in collaborazione con i proprietari degli stessi terreni ed il Comune, organizzano giornate alla scoperta di queste importanti testimonianze storiche.
Con direttive statali impartite dal Regno d’Italia, venivano stabiliti i requisiti fondamentali che queste costruzioni dovevano adottare per essere idonee allo scopo, per esempio avere delle sedute al suo interno e almeno due vie di fuga, per scongiurare, nel caso di una frana causata da un bombardamento, che venissero meno le uscite e si restasse intrappolati al suo interno.
Ma ora sveliamo il perché del catenaccio di cui sopra (5121 km dal polo Nord): nel 2013 il dott. Frank Otte, di origini tedesche e di professione meteorologo, innamoratosi di Pairola, acquistò una casetta per trascorrere le sue vacanze estive, proprio come succede in numerosi altri piccoli borghi dell'entroterra della nostra Regione. Durante una spedizione in Antartico sulla nave da ricerca Polarstern, il dott. Otte, responsabile meteorologo per lo svolgimento di alcuni progetti scientifici, installò un cartello informativo sulla distanza che lo separava dalla sua amata casa in Liguria: ben 5121 Km (6)! Pairola Caput Mundi a tutti gli effetti. Aggirate le vie del borgo, riprendiamo in parte la via che ci ha permesso di raggiungere Pairola e ci spostiamo ai margini dell’abitato, oltrepassando un posteggio circondato dagli ulivi. Camminando su via Ruvoa, all’altezza di un tornante, prendiamo un sentiero in terra battuta che, condividendo anche in questo caso parte del tracciato con il percorso 7 di Up&Downhill, sbuca in prossimità di un vivaio e delle sue serre. A questo punto ci basterà attraversare la Provinciale 34 per Villa Faraldi e voltare a destra su via Viali; una stretta carrozzabile che diventa quasi immediatamente una sterrata, ci collega velocemente al poggetto panoramico di Ca’ Dei Conti, dove sorge un bellissimo fienile di campagna in pietra, riadattato alla ricezione turistica. Seguendo così la mattonata rossa e passando oltre piazza Giuseppe Verdi (7), ci si ritrova nel centro storico di San Bartolomeo Al Mare, tra la parrocchia dedicata al Santo e all’Oratorio di San Michele Arcangelo. Percorrendo da sempre la via Aurelia, che passando vicino al mare esclude a priori la parte antica di San Bartolomeo, completare questo itinerario ci ha fatto davvero ricredere sulle potenzialità storico e artistiche di questo comune del comprensorio Dianese. L'antica chiesa parrocchiale dedicata al Santo patrono dei bambini, di origine medievale, venne completamente ricostruita a fine Ottocento, a seguito del devastante terremoto che scosse gran parte della Liguria, come abbiamo approfondito in altri nostri articoli. L’edificio si presenta a navata unica, conservando al suo interno alcune opere di pregio, tra cui l'altare maggiore, in marmi policromi e dalle forme tipicamente barocche ed il grande polittico rinascimentale datato 1562 ad opera di Raffaele e Giulio De Rossi. Si conserva lo stato originario del plesso solamente nel campanile del XIV secolo. La trekkinata a questo punto diventa a tutti gli effetti di stampo urbano, finalizzata alla scoperta delle vie interne del paese; da via XX Settembre, nei pressi del comune, si solca la strada affiancando la bellissima Villa Corinna (8), impreziosita da una torre merlata e circondata dal verde. A memoria delle origini medievali di questa località, proprio a lato di questa meravigliosa abitazione, a rafforzarne la valenza storica, troviamo la Locanda del Cavaliere.Intorno alla fine del 1800 l’attuale locanda del Cavaliere venne acquistata dal Cavalier Scofferi di San Bartolomeo al Mare, avvocato, proprietario terriero, sindaco e poi podestà. Tutt’oggi ‘’U sciù Michè’’ viene ricordato come una figura saldamente impressa nella memoria popolare. Diventò sindaco dell’allora San Bartolomeo del Cervo nel 1887, pochi mesi dopo il drammatico sisma, aiutando la popolazione a ricostruire e restaurare la chiesa parrocchiale, gli uffici comunali e tanto altro ancora. Chiamata in origine ‘’Cà di Scimuì’’, mutò presto l’insegna in ‘’Osteria di Angeinolla’’: in quel periodo da queste parti non vi era un vero e proprio luogo di incontro, ed ecco che l’osteria si prestava a colmare questo vuoto. Erano i primi anni del 1900. Nella parte bassa era presente la cucina, un salotto per giocare a carte e bere; al piano di sopra si trovava invece una grande sala dove si organizzavano banchetti e cerimonie.
Intorno agli anni ‘30 il nome cambiò ancora in ‘’La Villetta’’, la quale venne utilizzata per alloggiamenti, come ufficio del comune e ancora come aula per le scuole elementari. Durante la Seconda Guerra Mondiale i nazisti ne utilizzarono la parte inferiore come stalla per il ricovero di cavalli. Da qualche anno a questa parte invece, un’importante opera di restauro, esterno ed interno, ha riportato la Locanda ai fasti di un tempo, offrendo ottima cucina rivisitata del territorio.
Noi al momento possiamo solo ben prendere nota di questa opportunità per poterla provare in futuro! Tornando all’itinerario: restiamo su via XX Settembre e, riabbracciando la Provinciale 34, proseguiamo su via Mazzini, in leggera salita.
Oltrepassata un’area pedonale, raggiungiamo la piazza di Sant’Anna (9), un’antica cappella campestre intitolata inizialmente all’Immacolata e ancora a NS del Soccorso. Il piccolo abitato di Poiolo, in origine, si presentava come minuscolo centro rurale composto da poche case, orti e vigneti, ma conobbe una maggior espansione a partire dal ‘500. In quel tempo esso veniva indicato anche come "Villa degli Arimondi", con diretto riferimento alla supremazia della famiglia più prestigiosa della borgata, diventata una delle più influenti dell'intera podesteria del Cervo, gli Arimondo. Nella lunetta della facciata dell’oratorio si nota la raffigurazione di Sant'Anna, della Vergine e del Bambin Gesù mentre sul sagrato è il rissêu a tema Mariano a catturare la nostra attenzione. Ma è qui a lato della piazza che un’interessante storia ci porta nuovamente a parlare di tradizione culinaria ligure:Entrando nella locanda "Ai Secoli Bui", ci si immerge in un mondo di sapori autentici e genuini. L'oste Emilio Biga, custode delle tradizioni culinarie del luogo, accoglie gli ospiti in un locale suggestivo, dalle pareti in pietra risalenti al 1600. L'Oste Medievale, come viene chiamato Emilio, non si limita alla ricerca di eccellenze gastronomiche, ma si distingue anche nel mondo del beverage. La sua abilità nella spillatura, frutto di corsi e master dedicati, gli ha valso il meritato riconoscimento come uno dei migliori “publican” italiani al Beer&Food Attraction di Rimini per tre anni consecutivi. Tra le birre presenti in carta ecco spuntare anche quella del Camallo. Un luogo che vale davvero la sosta. Proseguendo su via Vione, poco dopo aver superato un grazioso B&B, svoltiamo a sinistra su via Ciana, direzione pineta pubblica, per iniziare l’ultima discesa della giornata. Questo antico poggio verde regala alla vista una panoramica completa dell’abitato di San Bartolomeo con affaccio sul Mar Ligure dove, su tutti, spicca il Santuario Della Rovere, da dove abbiamo iniziato il nostro itinerario (10). Ed è proprio li che stiamo tornando. Per completare l’anello, superato tutto il sentiero che si districa per la pineta, raggiungiamo lo stesso tracciato dell’andata nei pressi del rio Vallovaia e riprendiamo l’auto.
Route in Zahlen
h 3:00
Reise
9,50 Km
Streckendauer
350 mt
Höhenunterschied