h 4:05
Reisezeit
10,50 Km
Pfadlänge
620 mt
Höhenunterschied
Torniamo in una delle valli savonesi a noi più care, la Pennavaire, dove abbiamo già sviluppato numerosi itinerari. Risaliamo in auto la provinciale che da Albenga arriva sino in Piemonte e, prima di iniziare la nostra trekkinata, ci fermiamo a Colletta, frazione di Castelbianco, per acquistare il nostro pranzo al sacco.
Pane sfornato da un paio d’ore e toma di mucca leggermente stagionata è ciò che andrà a comporre il nostro cestino; presso “U’Buteghin”, piccolo alimentari gestito con passione da Giorgia Trucco, classe 1989, che ha scelto di non scappare dall’entroterra dedicando anima e corpo a questa attività aperta nel 2018, riscopriamo facilmente i sapori veri d’una volta insiti in quei piccoli negozietti di paese che sfoggiavano fieri ed orgogliosi insegne come “drogheria” o “commestibili“, e che sapevano rifornirsi di leccornie e primizie dalle piccole realtà contadine locali. Un punto di ritrovo dove i clienti hanno tutti un nome e, in alcuni casi, ancora un soprannome.
Il nostro percorso vero e proprio però inizia da uno dei comuni più piccoli del savonese, Nasino, e più precisamente dall'antico borgo di Vignolo, incastonato nella media Valle, risalendo una delle antiche vie del sale infrapposta nello spartiacque fra i fiumi Pennavaira e Tanaro.
Un altro itinerario di confine quindi, in pieno ambiente alpestre, caratterizzato da un bosco fitto, quasi sempre sovrastato da contrafforti rocciosi. Il Colle del Prione, nostra meta, che si apre tra i monti Galero e Dubasso, deve appunto il suo nome al gigantesco masso che vi si trova sulla sommità; nel nostro dialetto, infatti, "prion" significa "pietrone".
Lasciata l’auto nei pressi dell’area pic-nic accanto ai ruderi dell’antica chiesa di San Pietro, proseguiamo per un breve tratto su strada carrozzabile. Raggiunto un tornante in Località Costa del Pizzo ci addentriamo a sinistra nella più variegata vegetazione, che si presenta rigogliosa e di alto fusto: via via che si sale i castagni lasciano il posto a boschi cedui formati prevalentemente da carpini, betulle e querce, lasciando il posto ad una grande faggeta e ampie radure. Il sentiero, perfettamente segnato con un rombo rosso pieno, ricalca sommariamente una vecchia mulattiera panoramica, a tratti lastricata, che lascia spaziare la vista sulle vette calcaree che si ergono attorno ad essa come la Rocca Asperiosa (1142 mt slm), la Rocca Dorata (1219 mt slm) e la Rocca Battaglina (1367 mt slm), delineando un profilo aspro e scosceso.
Non molto distante da qui, il Monte Galero con i suoi 1708 mt, si impone come cima più alta dell’intera provincia di Savona.
Superato un ponticello asfaltato seguiamo la via sulla destra, lasciando definitivamente la strada carrozzabile in località Casa Ravinazzo e proseguendo costeggiando il rio in secca fino a raggiungere un grande albero riportante la segnaletica del percorso. Da questo punto in poi il fondo a pendenza regolare è semi nascosto dalle sterpaglie e serpeggia lungo il crinale di località Ciocca (1072m) presso la quale, in mezzo ai prati, incontriamo una mandria di mucche pezzate (se avete timore, prestate attenzione ai cani del pastore).
Superata sulla sinistra Casa Pamparin prendiamo la via in salita sulla destra, dove una palina verticale ci indica la via da seguire per raggiungere il collegamento con l’Alta Via Dei Monti Liguri, tappa 10.
Da qui in poi bisognerà fare molta attenzione a non perdere la traccia in quanto non sempre evidente: il tratto irregolare del terreno caratterizza salite a tornanti, alternate a falsopiani contraddistinti da bassa vegetazione.Raggiunta quota 1200 mt usciamo definitivamente dal bosco ombroso e iniziamo a risalire una lunga tratta a mezza costa che si sviluppa tra radure quasi completamente prative e caratterizzate dalla vista mare sulla piana di Albenga.
Il panorama spazia dalle vette del Pizzo d'Ormea, dell'Antoroto e del Bric Mindino a nord e volge a sud spingendosi fino alla linea dell’orizzonte che separa l’azzurro del cielo dalle mille varianti di blu del Mar Ligure.
Ai piedi del solitario valico, che ricordiamo chiamarsi così per via dell’agglomerato di rocce carsiche che affiorano dal terreno, sorge una sorta di riparo in legno con una stupenda terrazza posizionata alla sommità, raggiungibile per mezzo di una scala. Decisamente singolare e curioso come bivacco. Il senso di pace che si può respirare in questo punto non ha prezzo: l’atmosfera alpina, i profumi dell’erba e il vento di tramontana che si alza all’improvviso, rendono tutto così perfetto che ci starebbe una rigenerante pennichella...ma non si può!Dal capanno ignoriamo la via alla nostra sinistra che, scendendo, porta in Val Tanaro, e ci incamminiamo senza appunti di sorta lungo la carrareccia che ci riporterà ai piedi di Casa Pamparin, passando per Pian del Tasso, obbligandoci a ripercorrere lo stesso sentiero dell’andata per quasi 4 km.
Un percorso pazzesco ed emozionante che ha saputo restituirci un’autenticità che ci mancava da un po' di tempo. Per concludere in bellezza, abbiamo deciso di concederci una sosta goduriosa e sulla via del rientro, abbiamo incontrato . . .