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h 7:30

Reisezeit

9,30 Km

Pfadlänge

750 mt

Höhenunterschied

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È da qualche anno che abbiamo in mente di percorrere la ferrata degli Artisti che risale la Costa dei Balzi Rossi portandoci sino in cima al Bric dell'Agnellino, in località Isallo di Magliolo. La ferrata non è particolarmente difficile vista l'abbondanza di staffe e cambre, ma è un percorso adatto solamente a chi ha dimestichezza in questo tipo di avventure.
In realtà, come nell'approccio all'arrampicata, il camallo ha deciso di non avventurarsi in questo percorso, accampando scuse che hanno dell'incredibile, una tra tutte è che essendo lui dotato di zoccoli non può assolutamente cimentarsi in una ferrata!
Da quando ho conosciuto l'autore dei murales Mario Nebiolo, che ha decorato con i suoi personaggi anche l'antico centro storico di Borgio, mi sono fin da subito appassionata ai racconti di chi aveva già avuto l'occasione di avventurarsi su questo percorso ammirando le sue opere: ed ecco il motivo per cui si chiama ferrata "Degli Artisti". Ovviamente, insieme a Luca, avevamo già perlustrato la zona almeno un paio di volte prima di oggi, limitandoci a delle brevi camminate prive di difficoltà, per familiarizzare con il tratto di avvicinamento.
Data la lunghezza del percorso e la tipologia di approccio che necessita questo tipo di esperienza, abbiamo individuato una giornata primaverile (anche l'autunno è una stagione ideale) non troppo soleggiata, senza vento e che non promettesse pioggia. Gran parte dell'attrezzatura necessaria noi l'avevamo già a disposizione, ma nello specifico quello di cui essere muniti per affrontare il percorso è:
un paio di guanti appositi, il caschetto, l'imbrago, la longe, scarpe da trekking, zainetto leggero con cibo, acqua e piccolo kit di pronto soccorso.
Consigliati e pronti all'uso: 2/3 rinvii per un eventuale sosta "riposino".
Se sei di passaggio nelle nostre zone e non hai con te il materiale necessario per poter compiere quest'esperienza puoi noleggiare l'attrezzatura chiedendo informazioni presso il Mountain Shop di Finalborgo in via Giovanni Nicotera, 4.Approcciati a questo tipo di escursione solo se:
non soffri di vertigini (è scontato? Spingiamo per superare sempre i nostri limiti ma un'uscita di questo tipo dev'essere piacevole sia per te che per chi ti accompagna, perciò devi sapere come reagisci alle altezze, ecco perché il camallo è rimasto a casa).
sei allenato (questa ferrata è famosa per avere un numero di staffe sopra la media ma devi sostenere il peso del tuo corpo in molte occasioni e per un tempo prolungato, perciò non sottovalutarla).
ultimo accorgimento, in realtà fondamentale, se fosse la prima volta che ti appresti a fare una ferrata, è meglio essere accompagnati da una guida o da amici esperti che l'hanno già percorsa; i nostri amici della Società Guide Alpine del Finale potrebbero fare al caso tuo, noi abbiamo iniziato proprio con loro ad avvicinarci a questo tipo di esperienza.Per arrivare sino all'ultimo spiazzo raggiungibile in auto, che può ospitare al massimo 7/8 veicoli, bisogna recarsi in località Isallo, nel comune di Magliolo, e poi proseguire seguendo le indicazioni per la ferrata. La cartellonistica è ben visibile e ci condurrà velocemente su una strada sterrata. Superata l'ultima casa alla nostra sinistra, in pochi minuti, raggiungiamo l'area adibita a parcheggio dove troveremo un pannello esplicativo con i consigli per affrontare al meglio la scalata.Da qui in poi proseguiremo a piedi.
Il tracciato segue la conformità del versante dandoci la possibilità, percorsi 700 mt. circa, di raggiungere un primo punto panoramico in corrispondenza di un grosso masso alla nostra sinistra. A questo punto ci inerpichiamo per il sentiero alla nostra destra, in forte pendenza, che si stacca dal sentiero principale; ci troviamo esattamente alle pendici della Costa dei Balzi Rossi e a 5 minuti circa dall'inizio della roccia attrezzata con le staffe.
Giunti proprio sotto la parete indossiamo i dispositivi di sicurezza: guanti, caschetto ed imbrago, al quale fisseremo la longe ed alcuni rinvii. Essendo per noi la prima volta, abbiamo deciso di farci accompagnare da una coppia di amici esperti che ci precederanno sempre lungo la via, mostrandoci come metterci in sicurezza e nel contempo, risalire la ferrata.
Onestamente, avendo alle spalle esperienze di scalata in falesia in cui si è assicurati da un'altra persona e quindi si hanno le mani libere, continuare ad attaccare e staccare i moschettoni che scorrono lungo la fune metallica è piuttosto macchinoso ed ingombrante ma, dopo qualche metro, ci si fa l'abitudine. Un consiglio pratico potrebbe essere quello di portarsi la longe "a braccetto" evitando quindi inutili ridiscese per assicurarsi oltre l'ancoraggio successivo.
Una peculiarità che caratterizza La Ferrata degli Artisti è la presenza sia di tratti esposti attrezzati con staffe metalliche e lunghe maniglie, sia brevi sentieri che conducono alla parete successiva. Quasi tutti i sentieri sono muniti di fune metallica a cui mantenersi assicurati tramite longe.Quando si scala è importante:
spingersi con i piedi ben saldi sulla staffa tenendosi alla maniglia o al piolo sovrastante con entrambe le mani,
agganciare i moschettoni in successione, staccando il secondo solo quando il primo sia già agganciato oltre l'ancoraggio (MAI staccare i due moschettoni contemporaneamente!),
mantenere una distanza dal compagno precedente cercando di non trovarsi agganciati nello stesso momento al medesimo tratto di cavo,
evitare di far franare sassi mentre si sale,
seguire il senso di marcia; in molti punti sarebbe impossibile far passare un escursionista che si trovasse a percorrere la via nel senso opposto,
seguire il proprio ritmo, eventualmente far passare avanti chi va più veloce di noi,
i ponti tibetani vanno percorsi una persona alla volta.Si esatto, hai letto bene, in alcune ferrate, compresa questa, c'è da percorrere il ponte tibetano, ovvero una serie di pioli distanti un passo dall'altro tenuti insieme da funi metalliche a cui tenersi con le mani e assicurarsi con la longe, ma andiamo per gradi: per raggiungere il ponte dovrai aver già superato i 2/3 del percorso.
Secondo il nostro modesto parere uno dei tratti più difficili èsicuramente
quello iniziale e,
a seguire, alcuni
traversi ben esposti
che emozioneranno per la
vista impagabile ma che ci
obbligheranno ad effettuare dei
passaggi a strapiombo sulla vallata.Durante l'esecuzione del percorso incontreremo altri
gruppi di escursionisti come noi, ma più veloci, che faremo passare avanti per non ostacolarli oltre. Molto importante segnalare che lungo tutto il tratto della ferrata vi sono ben tre vie di fuga totali. La prima che ci si palesa davanti la si incrocia dopo almeno un'ora e mezza di percorso, mentre l'ultima, utile per bypassare il ponte tibetano, la troveremo proprio prima del suo imbocco.
Giunti al ponte, nostro malgrado, la nebbia si addensa e la scarsa visibilità non ci permette nemmeno di scorgere il punto di arrivo sulla parete dirimpettaia. Uno alla volta (hai letto i consigli elencati prima vero?) ci assicuriamo al cavo centrale in alto e attraversiamo il ponte!
In questo caso non posso nemmeno dirti "non guardare in basso se senti tremare le gambe" perché altrimenti rischieresti di non trovare l'appoggio sul piolo, quindi armati di pazienza e un passo alla volta vedrai che la traversata sarà più corta di quel che immagini!
Noi impieghiamo circa 5 minuti ciascuno per percorrere il ponte tibetano dopodiché avremo ancora qualche staffa da risalire per raggiungere finalmente la vetta, dove ci fermeremo a mangiare un boccone e a rifiatare. Sono quasi 5 ore che scaliamo, la meritata sosta è altresì una buona occasione per far emergere sensazioni ed emozioni e condividerle con i nostri compagni di viaggio; soddisfatti decidiamo così di non compiere la via del rientro sulla classica discesa ben segnalata, che a detta dei nostri amici risulta essere abbastanza sconnessa e in forte pendenza, ma optiamo per dirigerci dalla parte opposta. In vetta ignoriamo quindi il primo sentiero che scende alla nostra destra e proseguiamo diritti (sul tracciato .gpx troverete tutto ben dettagliato). Al bivio successivo imbocchiamo il sentiero che devia a sinistra in direzione "Faggeta della Barbottina". La via è battuta e come in una favola ci ritroviamo immersi tra gli alberi che custodiscono i primi crocus della stagione e alcuni piccoli prati di bucaneve color bianco latte. In poco meno di due ore di cammino raggiungiamo il Rifugio della Barbottina e proseguiamo per la via sterrata che si sviluppa alla nostra destra. Dopo pochi metri imbocchiamo un sentiero in discesa e discendiamo il versante che, in poco più di mezz'ora, ci porterà a recuperare le nostre auto.

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