h 9:15
Reisezeit
29,06 Km
Pfadlänge
840 mt
Höhenunterschied
Tutto ebbe inizio con la Battaglia di Loano nel novembre del 1795, che vide la vittoria delle armate rivoluzionarie francesi sulle armate imperiali austriache e reali sarde, di stanza nella zona del savonese a noi più caro.
La Battaglia di Loano assunse una forte valenza storica rappresentando, nella sua sostanza, la svolta delle operazioni francesi in Italia, facendo guadagnare una vittoria per mezzo di importanti ed innovative operazioni strategiche.
Guidati dai Generali Schérer e Massena, in quel frangente storico infatti le truppe applicarono una nuova concezione dell'azione militare, basata sul lungo movimento, la sorpresa e la rapidità degli attacchi, che Napoleone farà sue prerogative e che lo condurranno fino a dove tutti sappiamo esser arrivato.
Proprio per questo motivo, seppur non annoverando mai la figura del "piccolo caporale" tra le linee, la Battaglia di Loano è considerata la prima e schiacciante vittoria francese della Campagna d'Italia, tanto da valerne l'incisione sulla prima riga presente nell'Arc de Triomphe di Parigi.
L'itinerario che andremo a riproporvi oggi ha preso vita grazie all'incontro con il loanese Andrea Puleo che da anni si occupa di rievocazioni storiche in grande stile: presidente dell'associazione 51eme Demi Brigade de Bataille, si occupa principalmente di organizzare rievocazioni “historical re-enactment”, ovvero una sorta di esperienze per le quali ci si avvale di un puntuale e preciso ciclo di eventi e situazioni applicate sul campo per rendere reale e realistico l'impegno di ogni singolo componente.
Con il suo intento e con quello dei suoi amici associati, provenienti da ben 12 diversi stati europei, l'obiettivo è quello di far rivivere la storia attraverso la ritualità dei vari aspetti della vita quotidiana delle milizie del tempo attraverso la ricerca di materiale originale dell’epoca, informazioni su libri, archivi, diari, lettere e altri cimeli risalenti all'epoca napoleonica.
Potevamo secondo voi farci mancare l'occasione di arruolarci nella legione per affrontare questa nuova impresa? Certo che no!
Seguiremo pertanto le vicende del Colonnello Joubert, impersonato da Puleo, ripercorrendo le gesta di una marcia lunga una trentina di chilometri che vedrà la compartecipazione di un paio di membri della 59ème Demi Brigade de Bataille (Alessandria) e alcuni membri del 17ème Régiment d'infanterie légère & Etat-major (Francia), per un totale di 12 impavidi granatieri.
Prima di cimentarci nello sviluppo dell'itinerario, che poi anche voi potrete ripercorrere emulando le nostre (ma soprattutto loro) gesta seguendo la traccia .gpx pubblicata sul nostro sito web, ripercorriamo brevemente i luoghi teatro degli eventi occorsi il 23 e 24 Novembre 1795.
Il tutto si svolse lungo la linea che da Toirano sale verso Balestrino, interessando un fronte di oltre 40 km, oltrepassando il campo trincerato austriaco insediato presso l'allora Certosa (ora un rudere), per poi risalire verso il valico di Tornassa e al Santuario di Monte Croce di Balestrino. Su quelle alture vi era la dorsale naturale che costituiva la linea di difesa dell'armata francese, oggi chiamata "Le Termopili", lungo un sentiero di cresta che si estende tra il Monte Acuto ed il Monte Sopra Toirano. Il lungo raggio di azione sulla quale si sviluppò l'offensiva richiese l'impiego di svariate migliaia di uomini, anche se in totale non erano così numerosi, e l'applicazione di una strategia militare ben studiata.
Di fronte ai 37.000 francesi c'erano 30.000 austriaci e 12.000 piemontesi al comando del Generale di Divisione Nikolaus Joseph de Vins e del Generale Benedetto di Savoia, duca del Chiablese. L'avanzata degli uomini guidati dal Generale Massena proseguì da Toirano verso Castelvecchio di Rocca Barbena, dove le truppe dovettero oltrepassare il Valico dello Scravaion, sfondando letteralmente il fronte austro-piemontese. Si raggiunsero così le alture di Bardineto nel primo pomeriggio del 24 Novembre 1795, tra fango e neve, per attraversare la Foresta della Barbottina prima e la “Strada del Sale”, verso Colla San Giacomo, poi. La nostra marcia inizia di buona lena circa 200 anni dopo, la mattina del 21 Gennaio 2023, giorno del mio 36esimo compleanno, con un freddo davvero pungente e temperature attorno allo 0. Il ritrovo avviene presso il Colle dello Scravaion e da li si incomincia a marciare. Come dicevamo nella premessa, uno degli aspetti di questa “Living History” è il fedele impiego di uniformi e oggettistica risalente al XVIII - XIX secolo. C'è da dire però che al tempo, nonostante il clima, pochissimi soldati potevano sfoggiare cappotti e giacconi, in quanto la distribuzione era ancora limitata a 5 cappotti civili per compagnia, utilizzati unicamente per le sentinelle durante il servizio di guardia, per una media di un cappotto ogni 20 uomini.
Considerando che i battaglioni erano composti da migliaia di uomini, potete solo immaginare quanto furono scalcinati i militari dell'esercito francese fino appunto al 1794. In una nota Andrea ci ragguaglia sulla situazione socio politica dell'epoca dove la Francia si era esposta in guerre con la maggior parte degli eserciti europei, impiegando la divisione più improvvisata di uomini proprio sul fronte italiano.
Se l’aspetto dei soldati francesi in battaglia era studiato per impressionare e intimidire il nemico, lo stesso non lo si poteva certo dire della divisione impiegata nel savonese, relegata ora su Capo Santo Spirito dopo una rovinosa sconfitta avvenuta ad opera degli stessi austriaci, che annoverava uomini sprovvisti persino delle scarpe.
Con l'arrivo di approvvigionamenti nel porto di Oneglia a fine del 1794, le cose cominciarono però a cambiare e ad evolversi in modo positivo, infondendo buonumore ai soldati. Scendiamo dallo Scravaion lungo l'attuale asfaltata, Via XXV Aprile per 4 km, arrivando ben presto ad occupare il vallone pianeggiante di Bardineto all'ombra del Monte Maglione (813mt) tra la Località Muschieto e Località Marcagiolo Montela. L'asfalto mette sin da subito alla prova alcuni partecipanti che, indossando scarpe chiodate in cuoio, si ritrovano alle prese con la perdita immediata di alcune decine di punzoni costringendoli a ricorrere a riparazioni improvvisate. Dobbiamo immaginare uno scenario di marcia molto fedele, anche se oggi privo di quel senso di braccamento dovuto all'assenza dei nemici che da un lato, verso il Colle di Tenda, erano impersonificati dai piemontesi, e dall'altro, sul versante calizzanese e finalese, battevano bandiera austriaca.
Si marciava per la prima volta senza ferraglia pesante, senza cibarie e inutili buffetterie. Lo zaino in pelle di mucca aveva già il suo bel peso ma l'assenza di quest'ultime cose aumentava l'autonomia della fanteria di circa 10km giornalieri. Un plotone molto più veloce di quelli che si era soliti incrociare sulle vie.
Il nostro passaggio per Bardineto rievoca fedelmente lo sfondamento delle linee austriache che certo non si aspettavano di ricevere un attacco frontale da parte dei francesi in quanto, giorni prima, erano state impegnate in scontri importanti sul versante basso del Varatella e che quindi sembravano ipotizzare l'attacco vero e proprio su quel lato.
Le nuove strategie militari adottate su carta da Massena e Napoleone infatti avevano come principale obiettivo confondere il nemico; essi progettarono tre attacchi, due reali ed uno fasullo, ben prevedendo un conseguentesmembramento dell'esercito condotto dal Generale Eugen d'Argenteau.
Il Generale austriaco insignito del grado di Feldmarschallleutnant, si trovò impreparato per due motivi: il primo fu la novità di essere attaccato in una stagione nella quale mai prima si erano affrontate guerre, il secondo invece, fu il devastante effetto sorpresa. Ciò che fece l'esercito francese per il tempo ebbe dell'incredibile.
Con un'armata di appena 5.000 uomini per il Generale Sérurier e una di 6.000 soldati per il Generale Augereau, Massena riuscì nell'impavida impresa di aprire un varco tra le linee nemiche, dando l' illusione di possedere un esercito di almeno 10 volte più numeroso.
Complice un tentennamento dovuto all'arrivo del maltempo che fece rallentare l'avanzata dei francesi, gli austriaci ne approfittarono per fuggire, abbandonando cannoni e tende alla mercé del contingente del Colonnello Joubert.
Proseguendo la marcia dei giorni nostri, noi ci lasciamo alle spalle Via Cesare Battisti per proseguire sulla nostra sinistra su via Principi, in corrispondenza di una fontanella per l'acqua (obbligatorio l'approvvigionamento) in direzione Pian del Fieno. Il segnavia ricorrente sarà quello della vecchia segnaletica a bande verdi e bianca. Il tratto di sentiero che imbocchiamo taglia di netto ed in diagonale il bosco fitto, facendoci innalzare rapidamente di circa 290 metri di dislivello positivo.
L'aria è sempre meno pungente, i raggi del sole si alzano repentinamente sulle nostre teste mentre la fatica comincia ad incalzare. Il fogliame sul selciato non giova all'aderenza delle scarpe in cuoio, ma il passo è svelto e continuo.
Come accadeva al tempo, nei momenti di sconforto e per motivare le truppe a marciare, si era soliti intonare delle canzoni popolari come quella riproposta da Andrea e dai 12 commilitoni in questo frangente:Auprès de ma blonde ("Al fianco della mia fidanzata") o Le Prisonnier de Hollande ("Il prigioniero d'Olanda") è una canzone popolare francese scritta all'incirca verso il XVII secolo che si diffuse solamente dopo la Guerra d’Olanda, durante il regno di Luigi XIV di Francia, quando molti marinai e soldati francesi vennero imprigionati nei Paesi Bassi. La sua ideazione viene tradizionalmente ricondotta ad André Joubert du Collet, un Tenente francese della Marina Reale. Durante la guerra che gli olandesi combatterono contro la Francia e l'Inghilterra tra il 1672 ed il 1679, chiamata Guerra d'Olanda, fu fatto prigioniero dagli olandesi. Fu tenuto prigioniero ad Amsterdam, per un periodo di due anni, insieme ad altri detenuti e furono rilasciati solo attraverso il pagamento di un riscatto da parte del re Luigi XIV. Per ringraziare il re, André Joubert du Collet gli offrì la canzone che aveva composto durante la prigionia e mai avrebbe pensato che sarebbe entrata di fatto tra i cori delle milizie francesi impegnate nei fronti delle guerre future. Un lavoro di minuziosa ricerca anche in questo senso, che non smentisce la fedeltà con la quale viene riproposta la marcia.
Raggiunto il pianoro di Pian del Fieno e i 7 gradi, decidiamo all'unanimità di effettuare una breve sosta per far riposare i piedi e per mangiare qualcosa; nel contempo utilizziamo questo momento di relax per apprendere altre pillole di storia relative alla Battaglia di Loano. Giunti a questo punto possiamo quindi sintetizzare l'allora piano di attacco francese che si dispiegava su tre corpi: a sinistra la divisione Sérurier (Ceva, Garessio), a destra la divisione Augereau (Borghetto Santo Spirito, Toirano) e al centro la divisione Massena (Zuccarello, Bardineto), ovvero la nostra. Gli austriaci, considerata la stagione inoltrata e le cattive condizioni in cui riversava l’Armée d’Italie, si convinsero che i combattimenti sarebbero terminati presto e che sarebbero ripresi solo con il sopraggiungere della bella stagione; figuratevi che la notte del 22 novembre 1795, mentre le truppe francesi si muovevano da Zuccarello sino al fronte nemico, gli ufficiali austriaci si trovavano ad una festa da ballo a Finale Ligure, completamente ignari di ciò che stava per accadere. Per citare numeri precisi, estrapolati da pagine di diari e lettere militari, sappiamo che il contingente di Massena disponeva di 13.276 repubblicani che vennero dispiegati contro una difesa di circa 7.500 austriaci, guidati dal Generale Argenteau. Dopo lo sfondamento del fronte austro-piemontese, il mattino del 23 Novembre, da questi luoghi, ebbe inizio la folle corsa delle colonne militari francesi.La nostra breve sosta ora si conclude, riponiamo il nostro taccuino per gli appunti nello zaino e, al grido "partons en marche" da parte del Colonnello Joubert, riprendiamo il cammino. Da Pian del Fieno teniamo la nostra destra, attraversando il valloncello prativo tutto d'un fiato, con l'obiettivo di raggiungere la carrareccia che costeggia Campo del Lupo, a circa 1200 mt. slm, e poco distante dalla nostra attuale posizione. Aggirato per buona parte il versante Nord-Est del Bric dell'Agnellino (1335 mt.) e la costa rocciosa dei Balzi Rossi (1300 mt.) passando per la Località Catalano, cominciamo a notare il cambio repentino del paesaggio: la foresta della Barbottina è ormai prossima. La segnaletica da seguire, in questo caso, diventa quella a bande rosse e bianca, dettagliata con il numero 361 al suo interno. Le installazioni relative a questa segnaletica sono relativamente nuove e ricalcano sostanzialmente il Sentiero Balcone dei Balzi Rossi che, con un anello di circa 23 km, permette di esplorare una vasta zona ricca di biodiversità, senza tralasciare spettacolari punti panoramici che si estendono sino al mare. Aggirato anche il Bric Merizzo (1275 mt. slm) e percorsi quasi 13,5 Km dalla partenza, la conclusione della prima tappa della marcia è davvero dietro l'angolo. L'organizzazione di questa "Living History" difatti prevede la suddivisione dell'itinerario in due tappe, dando modo di poter allestire un capo base per la notte nei pressi della Casa Del Mago, sul Colle del Melogno.
I soldati repubblicani del tempo però, per la maggior parte rudi contadini, abituati a quotidiane fatiche e privazioni, affrontarono questa marcia tutta in una nottata, al veloce passo di carica, nonostante il freddo e il terreno innevato.
A differenza nostra, essi erano spronati dall’esempio dei valorosi ufficiali e dalla grande consapevolezza di essere il motore centrale che alimentava la rivoluzione e i diritti dell’uomo: liberté, égalité, fraternité! L’offensiva francese continuò quindi sulle alture del Melogno dove, nel pomeriggio del 23 novembre, con un distaccamento di circa 1.500 uomini, Joubert raggiunse la zona dei forti che era già occupata dalle truppe del Generale e collega Jean-Baptiste Cervoni e, dopo aver fatto riposare i soldati esausti per qualche ora, riprese la marcia in direzione della Colla di San Giacomo, con obiettivo primario il presidio della Madonna della Neve. L'intento fu arginare e sbarrare ogni strada vicinale verso il nord Italia, chiudendo definitivamente tutte le possibili vie di fuga all’esercito avversario. Proprio durante queste operazioni Massena intercettò una colonna di austriaci che si stava dirigendo verso il Colle e li attaccò di sorpresa, mettendoli in fuga e creando ulteriore panico e disordine.
Si sa che la notte porta consiglio e per i nostri 12 rievocatori, anche un gran freddo.
In tutta sincerità il nostro animo campestre non è così sentito e dediciamo di non restare con loro al campo, ma di ritornare il giorno successivo per proseguire sull'ultimo tratto di strada, lungo l'Alta Via Dei Monti Liguri.
Per quanto riguarda i pasti possiamo dirvi che generalmente al tempo si mangiava unicamente la sera, concentrando il piatto principale in una zuppa, un buillion di compagnia, cioè un minestrone di plotone cucinato con patate, farina e cipolle. Talvolta i soldati aggiungevano una cartuccia di polvere nera per conferire più sapore, ma noi siamo certi che l'ingrediente "segreto" non venga riproposto durante queste rievocazioni, oppure si?
Acceso il fuoco e preparata la minestra, viene notte e i nostri amici, avvolti da semplici coperte di lana, si abbandonano a 10 ore di meritato sonno ristoratore ad una temperatura oscillante tra i -4° ed i +5°.
Mentre i rievocatori sognano le grandi imprese napoleoniche, noi continuiamo a raccontarvi delle imprese storiche della Campagna d'Italia, portandovi verso l'epilogo di questa battaglia; scese la sera in quel 23 Novembre 1795 e l'estenuante marcia del Colonnello Joubert procedeva spedita sui rilievi dell'entroterra finalese, quando il Generale Massena diede l'ordine di formare un nuovo contingente di truppe, inviandolo verso San Pantaleo e Canova per chiudere la strada che conduceva a Calizzano.
Fin dall'epoca romana questa strada, che conduce da Finale Ligure fino all'attuale territorio del comune di Mallare, ebbe una grande importanza strategica e commerciale. Al tempo, lungo la Riviera, uomini, merci e armamenti transitavano tutti via mare, varcando i porti presenti nelle insenature della costa e fu proprio durante il periodo della dominazione spagnola che le principali vie di comunicazione con l'entroterra vennero potenziate al fine di permettere agli eserciti ed ai commercianti di raggiungere il Piemonte e la Lombardia.
I generali francesi erano ben consci dell’importanza di questa strada che avevano utilizzato anche durante la Guerra di secessione e su cui aveva transitato l’esercito di Luigi XIV diretto in Piemonte.
Reduci dagli scontri avvenuti il 22 ed il 23 Novembre e dallo stato confusionale in cui versavano i battaglioni, buona parte dell'esercito austriaco scappò in ritirata prima verso Finale Ligure (dove vi era il comando generale) e poi verso il Melogno, ignari di ciò che stava per accadere nuovamente. Nella notte del 23 Novembre la colonna francese di Joubert attese al varco gli austriaci che non tardarono ad arrivare sul Colle la mattina seguente. Facendo confluire rettolosamente su quella via tutta la loro artiglieria d’Armata con l'intento di portarla al più vicino comando di Montenotte, la già debole avanguardia imperiale austriaca che precedeva i carri, del tutto impreparata nel trovarsi nuovamente di fronte i francesi, venne facilmente sopraffatta e costretta ad abbandonare lungo la strada più di 45 cannoni e 100 carri di munizioni.
Le truppe si ritirano attraverso tutti i sentieri con cui era possibile raggiungere Savona, nel panico e disordine generale. La vittoria francese fu un totale successo: le porte d’Italia furono così aperte all'esercito della rivoluzione, mentre gli austriaci si ritirarono, frustrati, e senza più nemmeno un cannone.
Tornando al 2023 invece, raggiungiamo nuovamente i 12 rievocatori comandati da Andrea Puleo nelle vesti del Colonnello Joubert e riprendiamo la marcia verso la Colla di San Giacomo; percorriamo quindi circa 400 metri di Provinciale per Carcare dove, nei pressi di uno slargo sulla destra, diparte un piccolo sentiero indicato dai cartelli delle Terre Alte (TA). In questo frangente la via è unica ed è una valida alternativa alla trafficata provinciale. La sua percorrenza prevede d'imbattersi nel Rifugio Pian Dei Corsi (dopo circa 7 km), anticipato solo dalla presenza della cappella della Madonna della Neve. Raggiunto lo snodo di Pian dei Corsi ci dirigiamo a sinistra verso l'ex Base Nato ora dismessa, sul tratto di sentiero indicato dall'Alta Via, passando accanto a pale eoliche. Aggirata l'ex Base sulla nostra destra, proseguiamo in salita in mezzo a faggi ed olmi neri fino ad un quadrivio ai piedi del Bric del Zovasso (998 mt. slm) dove prendiamo la destra su una sterrata abbastanza larga per raggiungere prima il Bric Praboè (891 mt. slm) e poi la Colla di San Giacomo.