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h 2:50

Reisezeit

8,50 Km

Pfadlänge

330 mt

Höhenunterschied

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In queste pagine vi porteremo alla scoperta del primo entroterra savonese, sulle alture di Fontanassa, quartiere periferico della Città di Savona.
La nostra gita incomincia nei pressi del Campo di Atletica Leggera intitolato Giulio Ottolia, dove lasceremo la nostra auto, per poi avvicinarci al sentiero percorrendo parte della via asfaltata che costeggia l’impianto sportivo.
Giulio Ottolia è stato un personaggio davvero unico dell’atletica ligure ed italiana, un vero appassionato di questo sport di cui prediligeva le corse veloci essendo stato lui stesso un atleta. Divenuto successivamente un eccellente allenatore, qui a Fontanassa creò il suo vero e proprio regno, dedicandosi a preparare campioni, come nel caso di Ezio Madonia, ma anche ragazzi più o meno portati.
Per lui l’amore verso questo sport andava al di là di ogni record e valeva sempre la pena dedicare del tempo a tutti, nessuno escluso; ecco perchè questo prestigioso campo oggi porta il suo nome. Ma torniamo alla trekkinata e tranquilli, di certo non raggiungeremo la velocità ai 100 m piani in 10"53 che valsero l’oro all’albenganese Madonia ai campionati italiani assoluti di atletica del 1993!
Non ci distingueremo certo per velocità ma l’attitudine alla salita non ci manca davvero e infatti il primo tratto si presenta immediatamente impegnativo, con una pendenza del 30%.
Seguendo la segnaletica verticale però, un sentierino che si stacca sulla destra e si inoltra in una pineta interessata da un vecchio incendio, ci permette di addolcire il dislivello. La via di transito condivide il percorso con parte del tracciato MTB “Zingari Trail”, molto frequentato dai bikers locali.
Lungo la via frequenti sono gli spiazzi panoramici da dove poter ammirare dall’alto uno skyline di Savona davvero insolito e molto suggestivo.
Ignorato un bivio che conduce al “Fontanassa Trail”, guadiamo il poco importante Rio Cadeina e ci dirigiamo in direzione nord-est, seguendo le indicazioni per la piccola chiesetta intitolata alla Madonna degli Angeli (165mt slm), importantissimo sito religioso che domina il poggio sommitale del monte Ornato.
Curiosa e sfortunata la storia di questo luogo, del quale riportiamo alcune vicende tratte dalla scheda dei Luoghi del Cuore FAI presente sul web: essa fu costruita da Giovanni Ambrogio Pavese tra il 1558 ed il 1631, un frate cappuccino membro di una ricca e numerosa famiglia savonese, appartenente al convento di San Barnaba di Genova. Per motivi di salute dovette ritirarsi in un suo podere di Savona nella zona degli allora fiorenti Orti Folconi, proprio sulle pendici del monte Ornato. In quel posto fece erigere, sul finire del XVI secolo, una piccola cappella dove si ritirò per condurre una vita da eremita. Da li a poco però, a causa dei rigidi inverni e alla precarietà degli ambienti, abbandonò ogni suo intento per trasferirsi a Torino, cedette alla Repubblica di Genova tutti i diritti riguardanti la chiesetta, ma mantenne sacro l’ordine di farvi celebrare almeno una Santa Messa al mese.
Nel 1623 venne addirittura rubata la campana e via via nel tempo, pastori e caprai, la utilizzarono come ricetto per il bestiame. Durante la guerra di successione austriaca di fine Settecento, durante la quale la città fu invasa dall’esercito sabaudo, venne bombardata dalla flotta inglese e poi ancora occupata da alcune truppe nemiche, riportando notevoli danni, anche di ingente importanza. Fortunatamente, nonostante le travagliate vicende che interessarono la Madonna degli Angeli nei secoli, la devozione dei savonesi per questo luogo non venne mai meno. Oggi questo pezzo di storia è ancora in balia degli eventi e nemmeno alcune raccolte fondi sono riuscite a garantirne un restauro completo, anche se l’impegno dei volontari ha permesso di issare un impalcatura ed un ponteggio, garantendo quantomeno la messa in sicurezza dell’abside e del campanile.
Soffermarsi nella piazzola antistante il sagrato, dalla quale la vista di certo non manca, può far meglio comprendere il motivo per il quale il frate cappuccino scelse proprio questo luogo come sede del suo ritiro spirituale. Ed è proprio da qui che un sentiero secondario permette di raggiungere agevolmente la città, dando l’occasione di seguire passo a passo lo sviluppo del progetto “Angeli e Natura”, che vede posizionate alcune figure lignee raffiguranti Angeli che vegliano proprio sul percorso. L'associazione GPN2010, che da oltre 10 anni è impegnata nel progetto "Voce e Luce", pone alla base del suo operato la tutela della collina e della chiesa, contribuendo nel tempo anche all’intitolazione dei due percorsi di accesso al sito, alla beata Chiara Luce Badano.
La ragazza, originaria di Sassello, morì poco prima di compiere i suoi 19 anni a causa di un osteosarcoma. Dichiarata venerabile dalla Chiesa cattolica il 3 luglio 2008 e beatificata da Papa Benedetto XVI nel 2010 per la dedizione alla cura di bambini e anziani e il comportamento definito “eroico” davanti alla malattia, la sua figura si pone alla base del progetto complementare menzionato poc’anzi, ovvero "Angeli e Natura".
Le installazioni che si trovano lungo il sentiero che da via Scotti conduce alla chiesetta sono meglio identificate nella mano dell'artista savonese Imelda Bassanello, strettamente collegate alla vita della beata, e riproposte anche in un murale dal titolo "L'isola felice" realizzato presso il reparto di neuropsichiatria infantile di Savona.Terminata questa piccola ma obbligata deviazione, proseguiamo oltre, addentrandoci sulla collinetta retrostante la Madonna degli Angeli per mezzo di un taglio di fortuna realizzato tra la boscaglia, immettendoci ben presto sulla sterrata di mezzacosta che ci porterà alla sommità del Bric Renzia (301 mt slm).
Seguiamo quindi la via di destra, ignorando il sentierino proveniente dal Forte di Madonna degli Angeli, che utilizzeremo successivamente per completare il ritorno del nostro giro ad anello.
Continuiamo la marcia sulla carrareccia principale costeggiando i ruderi di una grande casa in rovina, nella quale ci apprestiamo ad esplorare il piano terreno. Saremo ripetitivi nel ricordarvelo, ma fate sempre attenzione ad addentrarvi in questi casolari abbandonati e, se non vi sentite sicuri, passate tranquillamente oltre, tànto drénto no ghe nìnte. Da qui in poi, serpeggiando lungo la via, arriviamo ad un ulteriore bivio che ci costringerà a compiere una scelta molto importante in termini di fatica: lasciare la strada battuta dalle MTB per inoltrarci sulla ripida salita alla nostra sinistra, o proseguire diritti allungando il percorso? Se con voi avete una Valentina ben predisposta alle fatiche, inutile anticiparvi cosa racconteremo nelle prossime righe: vi sentite già il fiato sul collo vero?Dopo la lunga e ripida ascesa, superato un traliccio dell’alta tensione, giungiamo su di un pianoro in località Conca Verde.
Lo slargo asfaltato presenta un quadrivio importante da dove dipartono numerosi trail per MTB; il nostro giro continua poco oltre lo sbarramento di nord-ovest, sormontando quasi sempre la provinciale diretta a Cadibona e oltrepassando uno sbarramento veicolare.
Via alla Strà, questo il nome, ricalca a sommi capi l’antico percorso tardo-medievale della Via Antiqua che conduceva verso la zona di Porcaria, nonchè una delle tre antiche vie savonesi che conducevano all'entroterra. In quel periodo infatti, l’attuale quartiere costiero di Legino era collegato con la città di Savona per mezzo di una parte della strada Antiqua. La sua direttrice primaria, passando la località denominata di Porcaria, attraversava l'ampia pianura di ponente tra l'odierno quartiere di Mongrifone e l'estremità occidentale della città. Proseguiva poi diritta verso il mare fino a San Michele, e poi ancora lungo la costa dalle attuali Fornaci fino alla località Crocetta. Fu indicata nei primi decenni del Novecento come via alla Rocca di Legino dove risaliva la collina attraversando il quartiere di Castagnetum Regis (Castagneto Reale) per poi inoltrarsi ancora tra i boschi della Strà, portando poi verso Quiliano e Cadibona.Il nostro intento è quello di ripercorrerne un piccolo tratto sino al raggiungimento del Passo Paolino Est, dove ci basterà attraversare l’asfaltata per trovare l’innesto del sentiero che ci riporterà di nuovo alla Conca Verde.
Qui si prende la stradina alla nostra destra che in leggera discesa costeggia la lunga dorsale del Vallone, offrendoci numerosi scorci panoramici su buona parte del golfo ligure di ponente.
Dopo qualche centinaio di metri seguiamo un’altra diramazione asfaltata di Via alla Strà ed in breve raggiungiamo l'imponente struttura del forte appartenente alla Batteria di Madonna degli Angeli, che meriterebbe sicuramente una visita, se solo non fosse chiuso al pubblico! (ndr.)
Il Forte della Madonna degli Angeli, denominato così per via della vicinanza con la chiesetta di cui vi abbiamo già raccontato poc’anzi, è una fortezza ottocentesca costruita dai Savoia a difesa della città ligure.
E’ rimasta in attività sino al 1947 per poi essere dismessa e lasciata abbandonata. Tra le sue mura in cemento armato si sono combattute le due guerre mondiali. Costituita principalmente da due piani, poco dopo l’ingresso principale troviamo una rampa a gradoni che ricorda molto un cingolato di un carro armato, e che conduce al piano alto del plesso.
Oltre alla scala principale, sempre al piano terreno, vi sono numerose stanze allora dedicate al ricovero di mezzi e munizioni, stalle e magazzini vari.
Al piano superiore, invece, vi sono ancora ben distinguibili le postazioni dei cannoni, due torrette telemetriche, l’alloggiamento di un ponte levatoio e un gran numero di cunicoli e corridoi interni. Durante l’occupazione nazista fu presidio della Wehrmacht e contraerea tedesca.
La storia delle guerre, che già di per se’ riporta alla memoria avvenimenti tragici, ci catapulta indietro nel tempo sino al 27 Dicembre 1943, quando Savona fu teatro di un’importante rappresaglia nazifascista.
Dopo l’attentato del 23 dicembre alla Trattoria della Stazione (luogo di ritrovo di nazifascisti) che causò 5 morti e 15 feriti, tra cui il famigerato "picchiatore" squadrista Pietro Bonetto, persecutore accanito degli antifascisti savonesi, le autorità tedesche colsero l’occasione per infliggere una punizione esemplare che consentisse di eliminare alcuni dei ribelli di maggior prestigio politico locale.
Fu così che il mattino del 26 Dicembre 1943 venne redatta la lista di 7 antifascisti da deferire al Tribunale Militare Straordinario quali “mandanti morali” dell’attentato di via XX settembre. Il mattino successivo essi vennero prelevati dal carcere di Sant’Agostino e condotti al Forte dove, poche ore dopo, caddero sotto il piombo nemico.
Una targa oggi ricorda i loro nomi.
Approfondimento su www.straginazifasciste.it
Ovviamente questa è solo una delle storie di resistenza ligure alla quale abbiamo dato memoria, molte altre vivono ancora nella mente dei nostri nonni, purtroppo.
Tornando a noi, dal grande cancello in ferro del forte continuiamo la camminata sul sentierino che lo aggira verso lato mare e che ci offre ultime opportunità per godere di magnifici scorci panoramici sulla città.
Al temine di questa via scendiamo dal ripido pendio ignorato un paio d’ore prima e ci ricongiungiamo alla sterrata principale percorsa all'andata, per tornare alla macchina nel giro di una manciata di minuti.

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