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h 2:20

Reisezeit

7,50 Km

Pfadlänge

240 mt

Höhenunterschied

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L'itinerario da percorrere che abbiamo scelto per l'escursione di oggi è situato nell’entroterra di Quiliano, raggiungibile molto facilmente dalla provinciale.
Si tratta di una trekkinata semplice, adatta per essere percorsa con tutta la famiglia, essendo completamente priva di difficoltà e a tratti molto divertente ed educativa. Per raggiungere la cascata della Donnaiola esiste anche un percorso alternativo che vi ci porta in soli 10 minuti di camminata, ma sarebbe stato fin troppo esagerato pure per noi accorciare così tanto il tragitto!
In corrispondenza di un ponte che attraversa il torrente Danè, lungo la strada provinciale Via Giuseppe Dodino, tra la borgata Becchi e la borgata Molini, sorge l’osteria omonima. Proprio in corrispondenza del ristorante una palina verticale riporta la segnaletica che ci indica l’inizio del percorso. Essendo mattina presto troviamo facilmente posteggio nello slargo antecedente il ponte, ma segnaliamo che non ci sono molti spazi per lasciare l'auto se non a circa 500-600 metri dall'imbocco del sentiero. Ciò che ci aspetta, come abbiamo già detto è un percorso privo di difficoltà che si svilupperà totalmente lungo le sponde del torrente prevedendo, in alcuni tratti, il guado del fiume. Escludiamo pertanto di poter percorrere il tragitto in giornate successive a periodi di pioggia che lo renderebbero impraticabile. Saliamo una corta scalinata che ci conduce immediatamente nel greto del torrente e seguiamo direzione nord-est facendo caso al segnavia quadrato rosso vuoto su fondo bianco; nemmeno cinque minuti di camminata e incontriamo il primo guado che ci porta a seguire il corso d’acqua sulla sponda sinistra.
In rapida successione attraversiamo altre due volte il torrente, rendendo così divertente per i più piccoli affrontare l'escursione. A dire il vero persino noi ci sentiamo dei piccoli esploratori intenti a saltare sulle pietre affioranti dall'acqua senza farci mangiare dai coccodrilli! Il sentiero acciottolato che si discosta via via dal corso d’acqua, attraversa costantemente una zona ombrosa, dove troviamo tantissime specie vegetali la cui germinazione è stimolata dalla costate umidità: le più comuni sono felci setifere, primule, gelsomini e bosso comune. Tra gli arbusti e gli alberi troviamo invece la Robinia o “Gasia” in dialetto, il leccio e l’ontano nero conosciuto anche come Verna.
Si ignora, poco oltre l'inizio dell'acciottolato, un bivio sulla sinistra per continuare a fiancheggiare il torrente. Passati circa 25/30 minuti di cammino incontriamo il suggestivo “Ponte della Ratta“, in ottimo stato di conservazione. Il ponte consentiva la comunicazione con la frazione di Montagna e, nel tempo, la via che lo traversava venne insignita del nome di “Via dei Morti“, in quanto veniva utilizzata maggiormente dai cortei funebri che si recavano alla chiesa della suddetta frazione. Il ponte non va attraversato, continuando così a scarpinare verso la meta. Ignoriamo il bivio per la frazione Faja che ci si apre sulla sinistra e proseguiamo spediti verso il “Ponte della Faja“, che dovremo attraversare svoltando subito dopo a sinistra. Da qui le indicazioni segnano altri 5 minuti di percorrenza per raggiungere la cascata. Il cartello sbaglia di qualche secondo infatti, in men che non si dica, ecco palesarsi davanti a noi lo specchio d’acqua di forma quasi perfettamente circolare antistante la cascata.Nascosto nella fitta boscaglia, il getto d'acqua precipita per un dislivello di una quindicina di metri, mediante uno scivolo scavato su di una parete di rocce metamorfiche.
Un posto così bello non poteva certo non essere protagonista di una storia o leggenda, chiamatela come meglio credete ma eccovela:
Si narra che una bellissima fanciulla di nome Usanna amava il giovane contadino Pellegrino.
Questi, poiché si era rifiutato di pagare le gabelle al castellano Anselmo, venne fatto arrestare e portato in catene lungo il sentiero del torrente Danè per essere rinchiuso nel castello di Pomo.
Usanna, per vedere ancora una volta l’amato, salì su di un masso sotto il molino della Danea, si sporse troppo e precipitò.
Fortunatamente dalla roccia, come per magia, scaturì un grosso getto d’acqua che formò un lago nel quale la fanciulla si tuffò.
Da quel giorno quel luogo venne chiamato la Cascata della Donnaiola.
In seguito una rivolta di contadini cacciò Anselmo, liberò Pellegrino e i due innamorati vissero felici e contenti.
Visto che abbiamo nominato il castello di Pomo, facciamo una piccola parentesi storica sul sito.
Nella deviazione ignorata a metà del nostro percorso, dove vi avevamo accennato della frazione Faja, ha inizio un'escursione che conduce all'altura "Rocche del Castello" nei pressi di Quilianetto.
Per mezzo di un sentierino si sale verso l’antico fortilizio di Pomo. Alcuni storici fanno risalire la costruzione del “Castellum Aquiliani” ai marchesi Aleramici, dopo che l’Imperatore Ottone I, nel 967, concesse loro la Marca comprendente la vallata quilianese.
Inizialmente aveva funzione militare a protezione del territorio, ed era formato da una torre a pianta quadrata sul punto più alto della rocca, da una prima cinta pentagonale che doveva formare il “Castrum” vero e proprio e da altre cinte successive che seguivano l’andamento sinuoso della collina. Nel 1192 il territorio fu acquistato da Savona, successivamente una parte di questo passò sotto il dominio di Genova, per cui le due città se ne contesero per anni il possesso.
Nel 1339, a seguito di una sommossa popolare, il castello andò distrutto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale questa zona venne interessata dalla costruzione di alcuni rifugi antiaerei ricavati da grotte artificiali.
Cronache del tempo riportano che nell'agosto del 1944, in preparazione all'operazione Dragoon, l'Air Force USA scatenò violenti bombardamenti su tutta la costa ligure in previsione di un attacco al sud della Francia: vennero colpite Arenzano, Celle, le Albisole, Savona, Vado Ligure, Spotorno, Varigotti e Cadibona.
Due bombe caddero proprio nelle vicinanze della cascata della Donnaiola durante alcune manovre di alleggerimento veivoli, nel rientro agli aereoporti delle Puglie, rendendo vano il tentativo di colpire il porto di Savona. Tutt'oggi sono visibili i crateri creati dall'impatto al suolo degli ordigni.Con la visita alla cascata segnamo il giro di boa della trekkinata. Ritorniamo al ponte della Faja per dirigerci verso la frazione di Quiliano, Montagna.
A differenza del tragitto d'andata, ora il dislivello è leggermente più marcato e ci prepariamo finalmente ad incontrare caldi e piacevoli raggi di sole finora sconosciuti. Il tratto di selciato che collega la cascata alla borgata si districa tra muretti a secco, terrazzamenti coltivi ad uliveto e piccoli orti privati. In circa un quarto d'ora incrociamo l'asfaltata e girovaghiamo per le casette addossate le une alle altre, tipico dei nostri agglomerati collinari. Il nucleo principale di Montagna è situato su un bricco alle pendici della Rocca dei Corvi (792 metri), ove è possibile ammirare un bellissimo panorama su tutta la vallata sottostante che si estende sino a Vado Ligure. La piazzetta principale è dominata dalla chiesa di San Michele Arcangelo, esempio di architettura barocca. La chiesa si presenta oggi a navata unica con quattro cappelle laterali (dedicate alle Anime purganti, San Luigi Gonzaga, santi Marco e Marcellino, Madonna del Rosario) ed è frutto di un totale rifacimento operato tra il 1858 e il 1861, vale la pena staccarsi dal percorso per farvi visita. Percorriamo via Molini e nei pressi di un'area dedita allo stoccaggio di legname, prendiamo una rampa sulla nostra sinistra che segue i tralicci della luce; siamo in zona Lanrosso. Attraversiamo dei campi e prendiamo poi in successione via Carruggio e Via Checchezza per ritrovarci ancora su asfalto in corrispondenza della borgata Colletto. Da qui una tagliata nel bosco ci condurrà velocemente e ripidamente al punto di partenza. Poco prima di arrivare al ponte però ci soffermiamo ad ammirare una cascina un tempo adibita a mulino ad acqua che conserva ancora la sua ruota originale. Sul fronte strada vi è ancora ciò che resta della macina.

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The itinerary we have chosen for today's hike is located inland from Quiliano, very easily reached from the provincial road.
It is an easy trek, suitable for walking with the whole family, as it is completely free of difficulty and at times very entertaining and educational. To reach the Donnaiola waterfall there is also an alternative route that takes us there in just 10 minutes of walking, but it would have been too much of a stretch even for us to shorten the route that much!
At a bridge crossing the Danè torrent, along the Via Giuseppe Dodino provincial road, between the Becchi and Molini hamlets, stands the inn of the same name. Right at the restaurant, a vertical signpost indicates the start of the route. As it is early in the morning, we easily find parking in the widening in front of the bridge, but we would like to point out that there are not many spaces to leave the car except about 500-600 metres from the trailhead. What awaits us, as we have already said, is a path without difficulty that will develop entirely along the banks of the torrent, in some sections fording the river. We therefore rule out taking the route on days following periods of rain that would make it impassable. We ascend a short flight of steps that leads us immediately to the river bed and follow in a north-easterly direction, paying attention to the empty red square marker on a white background; not even five minutes of walking and we encounter the first ford that leads us to follow the watercourse on the left bank.
In quick succession we cross the stream twice more, making it fun for the little ones to tackle the hike. To be honest, even we feel like little explorers intent on jumping over stones emerging from the water without getting eaten by crocodiles! The cobbled path, which gradually moves away from the watercourse, constantly crosses a shady area, where we find many plant species whose germination is stimulated by the constant humidity: the most common are silky ferns, primroses, jasmine and common boxwood. Shrubs and trees include Robinia or 'Gasia' in dialect, holm oaks and the black alder also known as Verna.
We ignore, just beyond the start of the cobbled road, a fork on the left to continue alongside the stream. After about 25 to 30 minutes of walking, we come across the charming 'Ponte della Ratta', which is in an excellent state of preservation. The bridge allowed communication with the hamlet of Montagna and, over time, the road that crossed it was given the name "Via dei Morti" (Route of the Dead), as it was mainly used by funeral processions going to the church in the aforementioned hamlet. The bridge should not be crossed, so we continue our trek towards our destination. We ignore the fork for the hamlet of Faja that opens up on our left and continue on towards the "Ponte della Faja", which we must cross by turning left immediately afterwards. From here, the signs indicate another five minutes' walk to reach the waterfall. The sign is wrong for a few seconds, and in no time at all, the almost perfectly circular stretch of water in front of the waterfall appears in front of us, hidden in the thick undergrowth, the jet of water plunges some fifteen metres down a chute carved into a wall of metamorphic rocks.
Such a beautiful place could not fail to be the subject of a story or legend, call it what you will, but here it is:
The story goes that a beautiful maiden named Usanna loved the young peasant Pellegrino.
The latter, because he refused to pay the taxes to the castellan Anselmo, was arrested and taken in chains along the path of the Danè stream to be locked up in the castle of Pomo.
Usanna, in order to see her beloved once again, climbed onto a boulder under the Danea mill, leaned out too far and fell.
Fortunately, as if by magic, a large jet of water gushed out of the rock and formed a lake into which the maiden plunged.
From that day on, the place was called the Cascata della Donnaiola.
Later, a peasant revolt drove Anselm out, freed Pellegrino and the two lovers lived happily ever after.
Since we have mentioned the castle of Pomo, let us make a small historical parenthesis about the site.
On the diversions ignored halfway along our route, where we mentioned the hamlet of Faja, a hike begins that leads to the 'Rocche del Castello' hill near Quilianetto.
A small path leads up to the ancient fortress of Pomo. Some historians date the construction of the 'Castellum Aquiliani' to the Aleramici marquises, after Emperor Otto I granted them the Marca including the Quilianese valley in 967.
Initially, it had a military function to protect the territory, and was formed by a square tower on the highest point of the fortress, a first pentagonal wall that was to form the 'Castrum' proper, and other successive walls that followed the sinuous course of the hill. In 1192, the territory was purchased by Savona, later part of it came under the rule of Genoa, so the two cities disputed possession for years.
In 1339, following a popular uprising, the castle was destroyed.
During the Second World War, this area was affected by the construction of several air-raid shelters in artificial caves.
Chronicles of the time report that in August 1944, in preparation for Operation Dragoon, the US Air Force unleashed violent bombing raids on the entire Ligurian coast in anticipation of an attack on southern France: Arenzano, Celle, the Albisole, Savona, Vado Ligure, Spotorno, Varigotti and Cadibona were hit.
Two bombs fell in the vicinity of the Donnaiola waterfall during some aircraft lightening manoeuvres on the way back to the Puglie airfields, making an attempt to hit the port of Savona in vain. The craters created by the impact of the ordnance on the ground are still visible today. With the visit to the waterfall we mark the turning point of the trek. We return to the Faja bridge to head towards the hamlet of Quiliano, Montagna.
Unlike the outward journey, the difference in altitude is now slightly more marked and we are finally preparing to encounter warm and pleasant rays of sunshine hitherto unknown to us. The stretch of paved road that connects the waterfall to the hamlet unravels between dry stone walls, terraced olive groves and small private vegetable gardens. In about a quarter of an hour we cross the asphalt road and wander around the small houses leaning against each other, typical of our hilly agglomerations. The main nucleus of Montagna is situated on a kettle at the foot of the Rocca dei Corvi (792 metres), where you can admire a beautiful panorama of the entire valley below, stretching as far as Vado Ligure. The main square is dominated by the Church of San Michele Arcangelo, an example of Baroque architecture. The church today has a single nave with four side chapels (dedicated to the Anime purganti, San Luigi Gonzaga, Saints Mark and Marcellino, and Madonna del Rosario) and is the result of a total renovation carried out between 1858 and 1861, so it is worth taking a detour to visit it. We walk along via Molini and near an area used to store timber, we take a ramp on our left that follows the electricity pylons; we are in the Lanrosso area. We cross some fields and then take Via Carruggio and Via Checchezza in succession to find ourselves again on asphalt at the Colletto hamlet. From here a cut through the woods will lead us quickly and steeply to our starting point. Shortly before arriving at the bridge, however, we pause to admire a farmstead once used as a watermill that still has its original wheel. On the roadside there is still what remains of the millstone.

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