h 2:40
Reisezeit
9,60 Km
Pfadlänge
310 mt
Höhenunterschied
Un tragitto veloce e interessante, quello di oggi, che noi abbiamo percorso in una mattinata ventosa e poco soleggiata, di febbraio.
Questa è per noi la prima volta che ci avventuriamo nel territorio di San Bernardino di Finale Ligure, una zona residenziale molto ben esposta al sole, ricca di villette indipendenti con vista mozzafiato sul Mar Ligure. Ci avviciniamo al punto di partenza del percorso lasciando l'auto alla sommità del villaggio di San Bernardino dove, in prossimità di una sbarra, termina la strada asfaltata per lasciar spazio ad una carrabile sterrata e ghiaiosa. Data la facilità del percorso per un lungo tratto, questa esperienza è altamente consigliabile anche a chi non ha nessun tipo di attitudine all'hiking. Dopo soli 10 minuti di percorrenza raggiungiamo una pineta presso la quale è allestita una zona picnic che andrebbe un pochino risistemata; sicuramente l'incuria alla quale si aggiungono anche atti di vandalismo, ha reso questo luogo più un percorso ad ostacoli che una tranquilla area relax per cui era stata pensata. Per aggiungere un pochino di interesse all'itinerario, trascorsi 15 minuti dall'avvio, un bivio alla nostra sinistra, direzione Monticello, ci conduce ad un sito di interesse risalente all'età della pietra. Il sentiero in questo tratto, complici anche le piogge dei giorni precedenti, si preannuncia molto sconnesso e a tratti franoso, perciò fate attenzione. Superato un casolare in pietra con piccola corte antistante, eccoci a calpestare il suolo della località Valeggia, lungo le pendici settentrionali del Bric delle Pernici. Occorrono altri 5 minuti per incrociare il dolmen, ricoperto da fronde e arbusti; il cumulo di massi (perdonate la becera descrizione) si presenta come una struttura interamente costituita in Pietra di Finale, ricavata da una composizione decisamente minuta per un dolmen; due grosse pietre contigue ad una sorta di muro a secco sormontate da una tavola orizzontale con le funzioni di tetto.
Su di esso una coppella, attualmente ricoperta da erbacce infestanti, ricorda molto quella presente sulla pietra-altare dell'Arma Strapatente.
Non troveremo molte informazioni relative a questo dolmen poiché il complesso megalitico è stato considerato di origine franosa e, quindi, di natura “casuale” e non proveniente da chissà quale opera architettonica neolitica. Abbiamo dubbi in merito ma non competenze per poter dire il contrario.
Scrutando tra le fronde a lato del sentiero, da questo punto, si può godere di una bella vista su buona parte del finalese: si inizia a sinistra con la Caprazoppa passando subito sotto, a Finalborgo. Sulla nostra destra, invece, scorgiamo il Castel Govone con la Torre dei Diamanti e il Forte San Giovanni e, più a destra ancora, la Chiesa dei cinque Campanili. Giunti a questo punto potete fare due scelte: se avete tempo potete dilungarvi sino alla piazzetta principale di Monticello, dove sorge la graziosa parrocchiale dedicata a San Dalmazio con altro punto panoramico sulla vallata davvero emozionante oppure, come abbiamo fatto noi (perchè a Monticello siamo già stati in un altro paio di occasioni) tornare indietro fino al bivio che ci ha portati sino a qui. Riprendiamo dunque il percorso e proseguiamo tenendo la nostra sinistra costeggiando quasi tutto il settore nord-est del Bric Ercea ignorando la deviazione che ci porterebbe sul Pianarella Trail. Data la quasi assenza di dislivelli importanti e senza rilevare particolari difficoltà, questo percorso - a tratti monotono - si presta molto bene per muovere i primi passi in MTB per apprendere le regole basilari di questo affascinate sport. Repentinamente, rimanendo sulla nostra destra, il sentiero si trasforma in un bellissimo tratto boschivo battuto, su fondo di terra rossache calpesteremo percorrendo un paio di tornanti fino a raggiungere la Valle del Vacchè, nei pressi dell'omonima "Casa" che attualmente versa in un forte stato di abbandono. Il riparo sotto roccia è costituito principalmente da un recupero scavato nella pietra del Finale, completato da muretti a secco, composto da molteplici stanze disposte in successione, segno che, in un passato non molto lontano, la pastorizia qui era molto attiva. Attraversiamo il pianoro erboso che circonda la zona e continuiamo verso sinistra, in leggera discesa, lungo l'acciottolato coperto di foglie, che alterna tratti boscosi a splendide ulteriori radure. Caratteristiche sono le altre casette sparse, tutte cinte da muretti a secco, al fine di rendere le grotte naturali - al cui interno sono state edificate - abitabili o fruibili per ricovero di animali o attrezzi. In totale, di ripari come questi, ne incontreremo ben tre! Usciti ora dalla Valle del Vacchè, gps alla mano, ignoriamo la deviazione che ci condurrebbe sino alla località Camporotondo, evitando il Bric Reseghe e facendoci raggiungere, decisamente più velocemente, la conclusione del percorso. Essendoci però documentati a dovere prima di partire, sappiamo che tutta la zona che conduce sino a Calvisio è costellata di antri, insenature, caverne e grotte, se ne contano 41 nell'arco di circa 5kmq, alcune accessibili comodamente dal sentiero. Potevamo farcele sfuggire? Ne esploreremo giusto un paio per mancanza di tempo ma l' itinerario andrebbe sicuramente approfondito ulteriormente. Non ci sono cartelli che riportano alcun ingresso, pertanto noi abbiamo creato sul tracciato che renderemo disponibile online, un waypoint dedicato, che vi potrà aiutare a scovarle. La prima che incontriamo è proprio al di sotto del sentiero che stiamo percorrendo e si chiama Grotta a Ypsilon (vedi foto al centro) e si sviluppa per circa una ventina di metri quadri; a prima vista sembra una buffa casetta dei puffi, non potete mancarla. A tal proposito segnaliamo un bellissimo sito web liberamente consultabile www.catastogrotte.net dove poter reperire tutti i dati di navigazione precisi per la localizzazione di questi luoghi.
Poco distante dall'ingresso della Grotta a Ypsilon troverete anche la Grotta della Luce che raggiungiamo con non poca difficoltà, data soprattutto dalla presenza di rovi e boscaglia; non vale la pena farsi largo tra i rovi per visionare una cavità stretta e poco interessante (a nostro giudizio). Torniamo quindi sul sentiero e continuiamo la nostra trekkinata verso sud, nel il bosco fitto e caratteristico.
Passati circa 100/150 metri dal ritorno in carreggiata, ecco un'altra piccola deviazione alla scoperta di tre antri semi nascosti. Il bello del luogo sono tutti questi muraglioni in pietra che celano anfratti curiosi e di grande soddisfazione una volta che si sono scoperti.
In successione troveremo la Grotta del Rio Mortà, la Grotta del Faggio e la Caverna del Rio Mortà. Due di queste, avendo lo stesso nome, hanno acceso in noi la curiosità di capire che differenza ci fosse tra Caverna e Grotta; ecco a voi i significati di ognuno dei due termini:
Grotta: una grotta è una camera naturale o apertura nella terra o sul lato di una collina o di una scogliera.
Caverna: Una grotta di estensione ampia o indefinita, tipicamente formata da rocce solubili con la capacità di formare speleotemi.
In poche parole le Caverne sono un tipo di Grotta ma non tutte le Grotte sono Caverne, chiaro no?
Passiamo oltre e usciamo pian piano dalla zona boschiva e umida per affiorare dalle frasche rivolgendo, direi finalmente, gli occhi verso il mare. Alla nostra sinistra spunta l'inconfondibile Rocca di Corno, che sovrasta la Val Ponci e domina la via Iulia Augusta del Finalese. Il panorama sottostante racchiude poi l'emblema della parte finale del percorso, una bella veduta su Calvisio preannuncia il nostro arrivo verso la civiltà. Il primo nucleo rurale che incontriamo è quello di Calvisio Vecchia, indicato anche con il toponimo medievale di Lacremata, in dialetto locale “Lacremà”, forse derivante da un incendio che interessò la zona.
Il nome di Calvisio potrebbe invece derivare dalla voce romana Calvisius o Calvisianus, con riferimento all’antico proprietario del fondo.
Il suggestivo borgo è costituito da edifici in pietra a vista, databili a partire dal XV secolo. Un vecchio pannello della comunità montana ci istruisce parzialmente sulla concezione architettonica del luogo, ove la confor--mazione attuale si è costituita dalla progressiva aggiunta di nuovi spazi ai nuclei abitativi originari, dando vita ad un impianto planimetrico irregolare, con edifici sviluppati lungo i percorsi interni e a diretto contatto con i terrazzamenti agricoli. Una sorta di comunità rurale dell'epoca.
Nella parte alta dell’abitato troviamo le cosiddette “casazze”, grandi abitazioni in Pietra di Finale squadrata, in passato abbandonate ed attualmente in parte recuperate. Lungo il percorso passiamo sotto ad un archetto davvero suggestivo, attraverso il quale intravediamo in lontananza il campanile della chiesa abbandonata di San Cipriano.
Raggiunto l'edificio possiamo solo scorgerne l'interno attraverso una grata posta al suo ingresso. Lo scavo archeologico che ha interessato questa chiesa ha portato alla luce una ininterrotta stratificazione di luoghi di culto a partire da un primo piccolo edificio altomedievale, successivo al V-VI secolo. Superiamo la chiesa e continuiamo a percorrere il sentiero che si sviluppa sul retro della cappella laterale, attraverso la valle dello Sciusa. Attraversiamo una zona rocciosa e ci inerpichiamo per il crinale sino al sopraggiungere di un traliccio dell'alta tensione. A questo punto voltiamo a sinistra e in cinque minuti riprendiamo l'auto.
A quick and interesting route today, which we travelled on a windy and not very sunny February morning.
This is the first time we have ventured into the San Bernardino area of Finale Ligure, a very sunny residential area full of detached villas with breathtaking views of the Ligurian Sea. We approach the starting point of the route, leaving the car at the top of the village of San Bernardino where, near a barrier, the asphalt road ends to make way for a gravel driveway. Given the ease of the route over a long stretch, this experience is highly recommended even for those with no aptitude for hiking. After only 10 minutes of walking we reach a pine forest where a picnic area has been set up, which could do with a little tidying up; surely neglect, to which acts of vandalism have also been added, has made this place more of an obstacle course than the quiet relaxation area for which it was intended. To add a little more interest to the itinerary, 15 minutes after starting, a fork to our left, in the direction of Monticello, leads us to a site of interest dating back to the Stone Age. The path in this section, also due to the rain of the previous days, promises to be very uneven and in places landslide-prone, so be careful. Having passed a stone cottage with a small courtyard in front of it, here we are treading the ground of the Valeggia locality, along the northern slopes of Bric delle Pernici. It takes another five minutes to come across the dolmen, covered by foliage and shrubs; the mound of boulders (forgive the boorish description) looks like a structure made entirely of Finale Stone, a decidedly minute composition for a dolmen; two large stones adjoining a sort of dry-stone wall surmounted by a horizontal plank that functions as a roof.
On it, a cupola, currently overgrown with weeds, is very reminiscent of the one on the altar-stone of the Strapatente Weapon.
We will not find much information about this dolmen as the megalithic complex has been considered to be of landslide origin and, therefore, of a 'casual' nature and not from any Neolithic architectural work. We have doubts about this but no competence to say otherwise.
Peering through the foliage at the side of the path, from this point, we can enjoy a beautiful view over much of the Finalborgo area: we start to the left with Caprazoppa, passing immediately below, at Finalborgo. On our right, we can see Castel Govone with the Torre dei Diamanti (Diamond Tower) and Forte San Giovanni (St John's Fort) and, further to the right, the Church of the Five Belfries. At this point you can make two choices: if you have time, you can go as far as the main square of Monticello, where there is the pretty parish church dedicated to San Dalmazio with another really exciting panoramic viewpoint over the valley, or, as we did (because we have already been to Monticello on a couple of other occasions), you can go back to the crossroads that brought us here. We therefore return to the path and continue keeping to our left, skirting almost the entire north-eastern sector of the Bric Ercea, ignoring the diversions that would take us onto the Pianarella Trail. Given the near absence of major differences in altitude and without noting any particular difficulties, this route - at times monotonous - is very well suited for taking your first steps on a MTB to learn the basic rules of this fascinating sport. Suddenly, keeping to our right, the path turns into a beautiful, beaten wooded stretch, on a red earth surface that we will trample along on a couple of hairpin bends until we reach the Vacchè Valley, near the 'House' of the same name, which is currently in a serious state of disrepair. The shelter under rock consists mainly of a recovery dug into the Finale stone, completed by dry-stone walls, composed of multiple rooms arranged in succession, a sign that, in the not-so-distant past, sheep farming was very active here. We cross the grassy plateau that surrounds the area and continue to the left, slightly downhill, along the leaf-covered cobbled path, which alternates between wooded stretches and beautiful further clearings. A quick and interesting route, quCaracteristic are the other scattered cottages, all surrounded by dry stone walls, in order to make the natural caves - inside which they were built - habitable or usable for sheltering animals or tools. In total, of shelters like these, we will encounter no less than three! Having now left the Vacchè Valley, gps in hand, we ignore the diversions that would lead us to Camporotondo, avoiding the Bric Reseghe and reaching, much more quickly, the end of the route. However, having done our homework before setting off, we know that the entire area leading to Calvisio is dotted with caverns, inlets, caves and grottos; there are 41 of them in an area of about 5 km2, some of which are easily accessible from the path. Could we have missed them? We will only explore a couple of them due to lack of time, but the itinerary should definitely be explored further. There are no signs indicating any of the entrances, so we have created a dedicated waypoint on the trail, which we will make available online, to help you find them. The first one we encounter is just below the path we are walking along and is called Grotta a Ypsilon (see photo in the centre) and is about twenty square metres in size; at first glance it looks like a funny little Smurfs' house, you can't miss it. In this regard, we would like to point out a beautiful website www.catastogrotte.net where you can find all the precise navigation data for locating these places.
Not far from the entrance to the Grotta a Ypsilon you will also find the Grotta della Luce (Cave of Light), which we reach with no small difficulty, given above all by the presence of brambles and scrub; it is not worth making our way through the brambles to view a narrow and uninteresting (in our opinion) cavity. We therefore return to the path and continue our trek southwards through the dense and characteristic forest.
About 100/150 metres after returning to the track, there is another small diversions to discover three semi-hidden caverns. The beauty of the place is all these stone walls that conceal curious and very satisfying ravines once they are discovered.
In succession we find the Grotta del Rio Mortà, the Grotta del Faggio and the Caverna del Rio Mortà. Two of these, having the same name, kindled in us the curiosity to understand what the difference was between Cavern and Cave; here are the meanings of each of the two terms:
Cave: A cave is a natural chamber or opening in the earth or on the side of a hill or cliff.
Cave: A cave of broad or indefinite extent, typically formed by soluble rocks with the capacity to form speleothems.
In a nutshell, Caverns are a type of Cave, but not all Caves are Caverns.
We move on and slowly emerge from the wooded and humid area to emerge from the branches, turning, I would say finally, our eyes towards the sea. To our left rises the unmistakable Rocca di Corno, towering over the Ponci Valley and dominating the Via Iulia Augusta in the Finalese. The panorama below then contains the emblem of the final part of the route, a beautiful view of Calvisio heralds our arrival towards civilisation. The first rural settlement we encounter is that of Calvisio Vecchia, also indicated by the medieval toponym of Lacremata, in the local dialect "Lacremà", perhaps deriving from a fire that affected the area.
The name Calvisio may instead derive from the Roman word Calvisius or Calvisianus, referring to the ancient owner of the land.
The picturesque hamlet consists of stone buildings dating from the 15th century onwards. An old panel of the mountain community partially instructs us on the architectural conception of the place, where the current conformation was formed by the gradual addition of new spaces to the original inhabited nuclei, giving rise to an irregular planimetric layout, with buildings developed along the internal paths and in direct contact with the agricultural terraces. A sort of rural community of the time.
In the upper part of the settlement we find the so-called "casazze", large dwellings made of squared Finale stone, once abandoned and now partly recovered. Along the way we pass under a truly suggestive arch, through which we can glimpse the bell tower of the abandoned church of San Cipriano in the distance.
A speedy journey
Once we reach the building, we can only glimpse inside through a grille at its entrance. The archaeological excavation of this church has brought to light an uninterrupted stratification of places of worship, starting with an early small early medieval building from the 5th-6th centuries. We pass the church and continue along the path that runs along the back of the side chapel, through the Sciusa valley. We cross a rocky area and climb up the ridge until we come to a high-tension pylon. At this point we turn left and in five minutes we return to the car.